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Hockey prato, Mattia Melato: “Mi ritengo fortunato di giocare all’estero, l’hockey italiano davvero scadente”

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Continuiamo il nostro cammino di conoscenza degli azzurri della nazionale di hockey su prato maschile, con l’intervista a Mattia Melato, uno dei tanti “evasi” all’estero. Olimpiazzurra l’ha sentito in esclusiva.

Ciao Mattia, come hai iniziato a praticare questo sport?

“Io ho iniziato a giocare a hockey come la maggior parte dei giocatori che praticano questo sport penso, grazie a mio padre e a mia madre, entrambi ex giocatori”.

In quale ruolo giochi? 

“Ho sempre giocato come difensore, però da un po’ di anni a questa parte ho iniziato a spostarmi anche a centrocampo, ruolo che mi piace un sacco. Molto meno schematico come ruolo, che ti dà l’opportunità di giocare con più fantasia, se cosi si può dire”.

Com’è stato il passaggio dall’Italia all’estero? Come ti sei ambientato?

“Io ho lasciato Padova ormai 5 stagioni fa. Ho giocato due anni a Roma, nel Butterfly, due anni a Madrid con il Pozuelo e l’ultima stagione l’ho trascorsa in Belgio, dove ho militato nella massima serie con il Gantoise. La differenza tra Italia e estero è sostanziale”.

Consiglieresti questa scelta a altri ragazzi italiani?

“All’estero sono molto meglio organizzati: più giocatori di alto livello, più bambini nelle categorie inferiori, molto più coinvolgimento da parte dei genitori e, dal punto di vista dell’hockey giocato, le differenze sostanziali sono il ritmo di gioco, la maniera in cui ci si allena (molto più serio e con meno pause), il livello degli arbitri sicuramente molto più alto”.

Qual è la tua opinione sullo stato dell’hockey italiano?

“Sono fuori da un po’ di tempo dall’hockey italiano, per fortuna. Dico per fortuna perché recentemente ho visto una partita su internet dell’ultima stagione giocata: veramente un hockey scadente! Mi ritengo fortunato nel giocare all’estero ed essere riuscito a scappare da quella situazione! Credo di avere un esempio che possa rispecchiare la situazione attuale dell’hockey italiano: come può un giocatore di 40 e passa anni essere uno dei primi nella classifica marcatori!?”.

Come giudichi il 2013 della nazionale?

“Parlando di nazionale, l’anno scorso ho partecipato a tutti i raduni prima dell’Europeo, poi però non ho dato la mia disponibilità per l’Europeo stesso perché non condividevo la visione che aveva l’allenatore precedente (Pablo Fernandez, ndr). Credo che non ha avuto la capacità di creare un gruppo, cosa molto più importante prima di cominciare a parlare di hockey. Penso proprio che il problema fosse lui, non essendosi mai voluto integrare nel gruppo stesso”.

In questo 2014 che obiettivi ci sono con l’arrivo del nuovo ct?

“Riguardo al nuovo allenatore, lo conosciamo tutti da molti anni, diciamo che in un modo o nell’altro è sempre stato nello staff. Penso sia una persona corretta, cosa che per me viene prima di tutto il resto. Gli auguro tutto il meglio per questo nuovo incarico”.

Una curiosità: c’è un giocatore con cui hai stretto un rapporto di amicizia anche al di fuori del campo di gioco?

“Riguardo le amicizie dentro e/o fuori dal campo, non posso non menzionare Francesco Mitrotta. Da sempre abbiamo avuto una relazione speciale! Nelle nazionali giovanili e anche per quattro anni che abbiamo giocato nello stesso club (tra Butterfly e Pozuelo) siamo stati uniti, abbiamo attraversato belli e brutti momenti, come succede in qualsiasi relazione! Però un “Te vujo ben” (dialetto veneto) non glielo toglie nessuno!”.

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gianluca.bruno@olimpiazzurra.com

 

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