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Ciclismo

Giro d’Italia 2014: la volata, questione di attimi

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Parafrasando una celebre frase di Nereo Rocco, riferita ai portieri, si potrebbe dire che tutti i velocisti sono pazzi; se non lo fossero, non sarebbero buoni velocisti“.  Perché ci vuole follia, follia pura, a lanciarsi in uno sprint a 70 km/h gomito a gomito con i rivali, sapendo che basta un nulla, un ondeggiamento di troppo, un attimo di indecisione, per causare una caduta o semplicemente per perdere l’attimo.
Carpe diem quam minimum credula postero: e con questa, abbiamo finito le citazioni per oggi, promesso. Cogli l’attimo, confidando il meno possibile nel futuro: qui dentro risiede l’essenza stessa dello sprint e di una buona parte del ciclismo. Solo con l’esperienza si impara a trovare la “ruota giusta” da seguire nei chilometri finali, solo con l’esperienza si impara a scoprire il momento perfetto (per qualcuno ai -200 metri, per qualcun altro un po’ prima o un po’ dopo) per uscire da quella ruota e bruciare tutti. Quando però ci si rende conto di avere a che fare con un avversario più forte, allora si cambia tattica: magari, si prova ad anticipare lo sprint. Un po’ come ha fatto Giacomo Nizzolo, che non può e non deve farsi abbattere dalla maledizione dei piazzamenti: Jack ha tentato di partire davanti, di partire presto, ma Nacer Bouhanni non ha perso l’attimo (appunto), si è incollato alla sua ruota ed è uscito al vento al momento giusto per conquistare un clamoroso tris di vittorie. Questione di attimi, appunto.

Foto: pagina FB Giro d’Italia

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marco.regazzoni@olimpiazzurra.com

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