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Rugby

Sei Nazioni: Irlanda, da mina vagante a favorita del torneo

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L’avevamo presentata come la mina vagante del torneo, come una Nazionale ancora acerba che avrebbe potuto sfruttare il Sei Nazioni per maturare in vista del Mondiale 2015, in luce anche dell’avvento del nuovo ct, Joe Schmidt. Un allenatore, il neozelandese, abituato a trasformare in oro qualunque cosa tocchi e Re Mida, di fatto, non ha fallito neanche questa volta, prendendo per mano l’Irlanda soltanto a novembre e riportandola lì in alto, dopo un rovinoso Sei Nazioni 2013. Difficile dire se sia la più forte, fatto sta che all’imbocco del rettilineo finale davanti a tutte (per la differenza punti) c’è proprio l’Irlanda.

In pochi avrebbero scommesso su un’ascesa talmente rapida e precoce della Nazionale del trifoglio, alle prese con una fase di ricambio generazionale sempre delicata ma, nel caso del movimento irlandese, ricca di garanzie per il futuro. Anche per il motivo di cui sopra, ci si attendeva un’Irlanda forse meno performante e più fragile sotto alcuni punti di vista e non la corazzata ammirata nelle prime due partite, in cui i Verdi hanno lanciato un segnale chiaro alla concorrenza. Del resto, il Galles ha assaggiato sulla propria pelle la consistenza e l’amalgama del gruppo guidato da Schmidt, rivelatosi ai Dragoni inattaccabile e senza apparenti punti deboli dove poter affondare il colpo. L’ex tecnico del Leinster, in attesa di perfezionare gli ingranaggi nel gioco al largo, sta puntando principalmente sull’intensità sui punti d’incontro e sull’ottimizzazione delle fasi statiche, tant’è che la mischia irlandese si è imposta finora come la migliore del torneo, provocando grossi problemi anche ad un pack di grande qualità come quello inglese. L’arma più devastante attualmente a disposizione di O’Connell&co, però, sembra essere la maul, grazie anche ad una touche impeccabile, nonostante il lancio non sia mai stata la prerogativa principale di Rory Best. L’Italia, inoltre, dovrà temere il ritmo forsennato e costantemente elevato dei Verdi, marchio di fabbrica di quest’Irlanda, contraddistinta anche da una mediana Murray-Sexton sempre più affiatata e da una terza linea enciclopedica.

E poi c’è BOD. La leggenda vivente, l’idolo di un’intera Nazione, pronto alla 140esima fatica con la maglia dell’Irlanda, nuovo record di Caps in campo internazionale. Un ulteriore passo dentro al mito, ma le emozioni per Brian O’Driscoll, sabato, non finiranno qui: quella contro l’Italrugby sarà (con tutta probabilità) l’ultima recita del fuoriclasse n°13 davanti al pubblico dell’Aviva Stadium, prima del suo annunciato ritiro a fine stagione. E non ci sono dubbi sul caloroso saluto che Dublino dedicherà ad uno dei giocatori più amati, alla sua stella polare dell’ultimo decennio.

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daniele.pansardi@olimpiazzurra.com

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