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Sci di fondo maschile: i talenti su cui puntare per risollevarsi

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Lo sci di fondo italiano è nel pieno di un tunnel buio, è risaputo. Dopo anni di raccolti abbondanti, è sopraggiunta una devastante carestia (dirigenziale e gestionale in primis) che ha lentamente corroso l’intero movimento dall’interno, emarginando di fatto la Nazionale dall’élite mondiale a cui ci eravamo abituati nel corso degli anni. Le zero medaglie di Sochi rappresentano soltanto la punta di un iceberg formatosi negli ultimi due quadrienni olimpici, che ha letteralmente affondato una generazione e le sue speranze. Se non si riparte ora (clicca qui per l’approfondimento post-olimpico), si rischia di bruciare altri talenti piuttosto interessanti.

La criticità della situazione risulta essere maggiore in campo maschile, dove l’opera di ricostruzione necessita soprattutto di un restyling a livello tecnico per non dilapidare il materiale umano in rampa di lancio. Non è il caso di Federico Pellegrino, avviato verso una prorompente ascesa e probabile riferimento per l’intero sistema nei prossimi anni, a patto di continuare a lavorare sapientemente sul proprio potenziale. Chissà che, per il valdostano, in futuro si aprano anche le porte della staffetta 4×10, in cui reciterebbe nel caso il ruolo di closer alla Zorzi. Insieme a Chicco, un’altra certezza è rappresentata da Dietmar Nöckler, la cui qualità in alternato è ormai sotto gli occhi di tutti. Peraltro, l’Italia del fondo sembra essere destinata a gettare le fondamenta per una ripartenza proprio sulla tecnica classica, alla luce della crescita di un prospetto come Francesco De Fabiani, classe 1993 e talento da vendere, della possibile maturazione definitiva di Mattia Pellegrin, classe 1989 ma ancora in tempo per imprimere una svolta alla propria carriera e di un Maicol Rastelli (classe 1991) convincente in Opa Cup. Tutti e tre fanno del classico il loro punto di forza e, con una guida tecnica adeguata e all’altezza del prestigio italiani, potranno progredire in modo importante. 

Lo scenario attuale, quindi, potrebbe essere capovolto perlomeno nelle gare di distanza, dove le potenzialità degli specialisti del classico appaiono destinate ad emergere con maggiore celerità rispetto a chi predilige la tecnica libera. Mentre tra gli sprinter si fa largo il combattivo e tenace Enrico Nizzi (classe 1990) tra i distance i problemi di ricambio generazionale risultano essere maggiori, in quanto tra i più giovani al momento non si intravedono speranze significative. Fabio Clementi (classe 1990) ha ancora l’età giusta per sbocciare, ma quest’anno non ha mostrato segni di miglioramento, così come il fratello Fabrizio (classe 1988). Certo, negli sport invernali tutto può mutare sensibilmente anche nel giro di pochi mesi, ma per l’Italia l’impressione è che si debba passare – lo ripetiamo, anche a costo di apparire noiosi – soprattutto per un massiccio ricambio sul piano gestionale.

 

daniele.pansardi@olimpiazzurra.com

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