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Fabio Turchi in esclusiva: ‘Voglio Rio 2016, poi il professionismo’

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E’ l’astro nascente della boxe italiana. Fabio Turchi, bronzo ai Mondiali juniores e medaglia d’argento alle Olimpiadi giovanili del 2010, in questa stagione ha ottenuto il primo successo importante tra i ‘grandi’, conquistando l’oro ai Giochi del Mediterraneo nei pesi massimi. Il 20enne di Firenze è un figlio d’arte: il papà Leonardo è stato sette volte campione italiano dei mediomassimi, sfiorando anche il titolo europeo nel 2007 in quello che fu il suo ultimo incontro da professionista.
Ora tocca al Fabio ripercorrere e migliorare le gesta del genitore. Peso massimo mancino, Turchi boxa in maniera aggressiva, non lasciando respirare l’avversario. Inoltre possiede il classico colpo del KO che potrebbe consacrarlo tra qualche anno tra i professionisti. Ma intanto c’è un sogno olimpico da realizzare, tenendo magari un piccolo spiraglio aperto anche per un passaggio tra i supermassimi.

Quale bilancio tracceresti della tua stagione?
E’ stata una stagione positiva. Ho vinto la medaglia d’oro a Mersin ai Giochi del Mediterraneo e questo mi ha dato tanta fiducia, anche perché venivo da un periodo non facile dopo un KO subito in Germania in un incontro che stavo vincendo. Diciamo che quella sconfitta mi ha insegnato molto, perché ho imparato a fare maggiore attenzione ed a difendermi meglio. Nei massimi il colpo del knock-down è sempre in agguato, dunque bisogna fare attenzione a non scoprirsi inutilmente in alcuni frangenti. 
In seguito ho vinto anche due tornei in Svizzera ed Austria. In quest’ultimo ho combattuto per la prima volta senza caschetto ed è una cosa che mi favorisce, perché così aumentano i KO ed io ho già vinto diversi incontri prima del limite“.

Tra una settimana cominceranno i Campionati Italiani, dove tu sei il detentore del titolo tra i pesi massimi: obiettivo?
Sono molto in forma, l’obiettivo naturalmente è vincere di nuovo e confermarmi campione“.

Sei ormai pronto per vestire la casacca della Nazionale maggiore nei grandi appuntamenti. Tuttavia c’è un ‘piccolo’ particolare: nella tua categoria combatte Clemente Russo, di recente laureatosi per la seconda volta campione del mondo…In vista delle Olimpiadi di Rio, potresti dunque pensare ad un passaggio tra i supermassimi, soprattutto se Roberto Cammarelle dovesse decidere di abbandonare la boxe?
Io punto alle Olimpiadi di Rio 2016 da peso massimo. Da supermassimo mi snaturerei, sia per il peso che per la mia altezza. Per me è un onore allenarmi spesso con campioni del calibro di Russo e Cammarelle, sono dei grandi esempi da seguire. Ma da qui a tre anni bisognerà vedere. Io penso che alle Olimpiadi debba andare il pugile più forte in quel momento, magari si potrebbe anche organizzare un incontro per stabilire chi lo merita. Però ripeto, da campioni come Russo c’è solo da imparare. Per quanto riguarda i supermassimi, per ora il mio è un ‘no’ categorico, ma se tra un paio d’anni i miei maestri riterranno che potrò fare questo tentativo, allora valuterò“.

Qualora le porte per Rio fossero sbarrate, stai pensando ad un passaggio anticipato tra i professionisti?
Diventare professionista è sempre stato il mio sogno sin da bambino, anche perché sono cresciuto nel mito di mio padre, vedevo le cinture e me ne innamoravo. Chissà, potrebbe essere un’ipotesi, ma non credo che si materializzerà. Io vorrei invece entrare a far parte della squadra dei D&G Italia Thunder, perché ritengo le World Series un passaggio fondamentale verso il professionismo. Dopo il 2016 penso che avverrà il salto vero e proprio“.

Il 2014 potrebbe essere il tuo anno, magari con una grande performance agli Europei?
Se avrò una chance per partecipare agli Europei, davvero potrebbe essere la mia grande occasione. Mi sento pronto per questi palcoscenici e so che posso giocarmela con i migliori. Con il campione d’Europa russo Aleksej Egorov, ad esempio, ci ho perso di un solo punto, peraltro in un incontro contestato per il verdetto dei giudici“.

Che tipo di pugile ti definiresti e su quali aspetti ritieni di dover crescere?
Sono un pugile tecnico, so fare la boxe, anche se ho vinto diversi incontri per KO. A volte sono fin troppo generoso e prendo qualche colpo di troppo negli scambi ravvicinati. Su questo devo migliorare, così come nella gestione del match“.

Come si svolge la tua giornata tipo con gli allenamenti?
La mattina mi alleno per un’ora e mezza sulla parte atletica, mentre la sera per 2 ore ci concentriamo sulla tecnica. Grazie all’Esercito sono tranquillo sul piano economico e posso dedicarmi agli allenamenti con tranquillità. Per questo non finirò mai di ringraziarli“.

Perché in Italia i giovani pugili faticano ad emergere?
E’ una domanda difficile. Io ad esempio ho fatto poca attività giovanile. All’estero si comincia subito a fare sul serio. Non dimentichiamoci che il cambiamento da juniores ad elite è immenso, quindi prima si fa e meglio è“.

Quali pugili hanno rappresentato per te dei modelli da seguire?
Sono sempre stato affascinato da Giacobbe Fragomeni. Mi ispiro a lui nel modo di boxare, perché è sempre molto attivo e mobile sul tronco. Inoltre con la boxe ha saputo risalire nella sua vita. 
Altro modello è Roberto Cammarelle, per me è importantissimo allenarmi con lui perché è sempre molto disponibile e mi insegna molto, sia per quanto riguarda i colpi che le combinazioni“.

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federico.militello@olimpiazzurra.com

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