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Daniele Malta in esclusiva: “Nazionale poco esperta, negli anni cresceremo…”

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Olimpiazzurra ha intervistato in esclusiva Daniele Malta, uno dei punti fissi della De Sisti ACEA Roma e capitano della Nazionale di Pablo Fernandez.

Come hai iniziato ad avvicinarti a questo sport poco praticato?

Ho iniziato a praticare questo sport in seconda media, quando durante l’ora di educazione fisica un professore ci ha fatto provare a giocare ad hockey. A fine lezione si è avvicinato a me e ad un mio compagno, ci ha detto che eravamo piuttosto bravini e se volevamo provare questo sport. Il sabato ci siamo fatti trovare fuori scuola, un ragazzo (Emanuele Iossa) è passato a prendere me e altri ragazzi di altre classi. Da lì ho iniziato a giocare nell’H.C Roentgen e ad iniziare questo splendido rapporto con l’hockey”.

 

Qual è il tuo ruolo principe?

“Onestamente non ho un ruolo principe, visto che sono un giocatore piuttosto polivalente. Gli allenatori mi hanno messo un po’ dappertutto (terzino, centrale di difesa, centrocampista e attaccante, ovunque!), ma se devo dire un ruolo che prediligo è senza dubbio nel centrocampo, dove posso fare il mio gioco di rottura ed impostazione per creare azioni costruite”.
Spiega per il pubblico non esperto di hockey tutti i movimenti, azioni e particolari di questo bellissimo sport.

“L’hockey è senza dubbio uno sport spettacolare, simile al calcio per numero di giocatori, ma con un numero di colpi indubbiamente più vasto. Se dovessi dare una breve introduzione a coloro che si avvicinano per la prima volta a questo sport, potrei dire che i vari colpi sono il push (tiro con palla spinta), il drive (tiro con la palla colpita) ,lo slap-shot (palla colpita strusciando il bastone a terra) e scoop (palla alzata). Per quanto riguarda le azioni, il corner corto attira sicuramente l’attenzione dei più curiosi. Una punizione assegnata dall’arbitro per un fallo all’interno dell’area di tiro, o per un fallo volontario all’interno delle 25 yard (per noi italiani, i 22 metri). Si difende in 4 più il portiere, e si compone in fase di attacco solitamente da un tiratore dal fondo, uno stoppatore e un tiratore (di solito un drag-flicker, che prende il nome dal tiro di push con la palla alzata). Detto questo spero che la gente possa avvicinarsi il più possibile a questo sport che considero uno dei più spettacolari al mondo”.

Quali sono i tuoi obiettivi per il futuro?

“I miei obiettivi per il futuro sono molteplici. Dal punto di vista professionale , sto in questi giorni facendo l’esame di stato per entrare nell’albo degli Ingegneri, e contemporaneamente lavoro per una società di ingegneria integrata con degli amici dell’hockey con cui ho affrontato insieme mille battaglie. Per quanto riguarda l’hockey, l’obiettivo stagionale è sempre quello che mi prefiggo ogni anno da quando ho iniziato a praticare questo sport: dare sempre il massimo per raggiungere gli obiettivi più alti che la squadra si impone, poi se le proprie aspettative non dovessero essere ripagate… di sicuro non avrò rimpianti per essermi risparmiato durante la stagione”.

La scorsa stagione la tua ACEA ha concluso il campionato al quarto posto. Quest’anno andate alla caccia dei play-off?

Passando alla ACEA DeSisti H.C. Roma (o semplicemente alla mia Rometta), quest’anno , un po’ come lo scorso, è un anno di transizione, dove il nostro obiettivo principale è quello di far crescere i giovani, anche se entrare nei play-off resta sempre un’opportunità che non vogliamo farci scappare. È un processo necessario per una squadra ambiziosa che sotto di se ha un grande lavoro fatto con le giovanili. Il più delle volte è un processo lento e che si spera nel breve possa portare dei frutti, ma noi (da me a tutti gli anziani, passando per allenatore e dirigenza) siamo tutti fiduciosi. Mi basta pensare a quello che capitò all’Amsicora quando tutta la “vecchia guardia” decise di smettere e passare il testimone ai più piccoli. Ci vollero diversi anni da quando vinsero il campionato Under21 con i miei amici Murgia e Mureddu, tra cui una retrocessione e un’immediata promozione, ma alla fine, conti alla mano sono una delle migliori squadre di talenti italiani nonché i campioni d’Italia in carica. E se noi l’anno scorso abbiamo vinto il campionato con la nostra Under21, un po’ di speranza ce l’abbiamo pure noi”.
Parlando individualmente, invece, com’è andata la tua prima metà di campionato?

Per quanto riguarda la mia prima parte di campionato, non mi piace molto darmi giudizi su come ho giocato. Più che altro preferisco che siano gli altri a darli su di me. Quello che posso dire è che al momento (nonostante i risultati) posso ritenermi più che soddisfatto. La tua favorita per lo scudetto? Al momento non vedo una vera e propria favorita. Potrei dire H.C. Bra, S.G. Amsicora o H.C. Suelli, solo perché sono le tre squadre che sono sempre state abituate a lottare per i play-off, ma molto dipenderà se le altre squadre si rinforzeranno per la seconda parte, H.C. Roma compresa. Al momento la classifica è molto stretta e basta una vittoria per trovarsi da zona retrocessione a zona play-off”.
Nonostante le buone prestazioni, la nazionale ha deluso nell’Europeo svoltosi quest’estate. Quale pensi sia il problema?

“ L’Europeo con la Nazionale devo dire che ci ha provato molto. Ho visto una squadra che ha dato tutto quanto in termini di disponibilità ed impegno, che devo ringraziare per quello che ha fatto in campo e per come si è comportata. Come ho detto prima la nostra filosofia è stata quella di impegnarsi fino alla fine, allenandosi con 35 gradi e rinunciando a molte cose (lavoro, università, amici, ragazze, famiglie) per mettere la Nazionale in primo piano, in modo da non avere nessun tipo di rimpianto. Alla fine c’è stata tantissima amarezza , ma posso dire che non possiamo recriminarci nulla. A mio avviso il nostro campionato ha un livello decisamente inferiore alla media europea. E questo lo dimostrano i risultati che abbiamo ottenuto. Ogni partita giocata a viso aperto mettendo in crisi ogni tipo di avversario , ma che abbiamo purtroppo perso per mancanza di esperienza, per cui al nostro primo errore siamo stati puniti. Quello che posso dire è che tutto quello che inizialmente sembra un fallimento, il più delle volte si riscopre come esperienza acquisita, e, per una Nazionale giovane come questa, è una delle cose più importanti che le serve”.
Tra gli uomini la qualificazione a Rio 2016 è davvero un’utopia?

“A Rio 2016 onestamente non ci penso, non perché sia “vecchio”, ma perché ci sono Nazionali che hanno intrapreso il cammino a queste Olimpiadi almeno 4 anni fa con squadre Under16/18. Noi abbiamo iniziato un nuovo percorso l’anno scorso, che reputo personalmente sia stato molto produttivo in termini di miglioramenti individuali e nella concezione di un hockey più europeo. L’unica cosa che serve a questa Nazionale è del tempo e una costanza nel progetto con obiettivi medio lunghi”.
 Un pensiero finale per tutti quelli che non seguono o a malapena conoscono questo spettacolare sport.

In conclusione, spero che l’hockey col passare degli anni possa avere una visibilità sempre maggiore, che i ragazzi, un po’ come ho fatto io e sicuramente qualcuno dei miei amici, dopo aver provato di tutto (calcio, pallamano, nuoto, basket,ecc..) possa innamorarsi di questo splendido sport”.

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gianluca.bruno@olimpiazzurra.com

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