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Ciclismo

Vincenzo Nibali, l’onore di chi ha combattuto fino alla fine

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C’è modo e modo di perdere. Ricordate l’era Armstrong? Al di là dell’assoluta falsità di quei successi, una delle caratteristiche principali di quel dominio, o meglio, di quella tirannia ciclistica era l’assoluta mancanza di coraggio da parte degli avversari. Jan Ullrich e Joseba Beloki si “accontentavano”, letteralmente, di fare da comprimari sul podio dei Campi Elisi.

Vincenzo Nibali non è così. Anche lui si è trovato di fronte un avversario che, al di là del distacco finale tutto sommato risicato, ha espresso una supremazia netta, perlomeno in montagna: mai un momento di difficoltà, di crisi, di appannamento. Eppure, lo Squalo ci ha provato fino in fondo, consumando le ultime riserve di energia per inseguire il sogno della doppietta Giro-Vuelta, per rispettare quel pronostico che lo vedeva il favorito numero uno della corsa iberica. Certo, Horner non è Armstrong (e anzi, in tutta sincerità, non gli auguriamo di certo di vivere il dramma sportivo e umano del texano), ma la tenacia con la quale Nibali ha cercato di strappargli lo scettro è da manuale. Dopo due giorni non proprio positivi, il siciliano ha fatto appello all’onore, forse più che alle gambe, sull’Angliru. Ci ha provato due, tre, quattro volte: con progressioni o con scatti secchi, sui pedali o da seduto, in tutti i modi possibili. Il duello con lo statunitense, in un mare di nebbia che rendeva il tifoso un osservatore privilegiato degno della celebre opera di Friedrich, ha ricordato a molti quel Pantani-Tonkov di Montecampione 1998, quando il Pirata stroncò, a suon di scatti, la resistenza del russo.

Ieri è andata diversamente: ieri, chi correva in difesa ha avuto la meglio, grazie ad una gestione fisica e tattica semplicemente perfetta. Però non possiamo non rendere almeno l’onore delle armi a Vincenzo Nibali, che chiude la Vuelta 2013 in un secondo posto d’orgoglio e di cuore, con l’obiettivo ora puntato sulla maglia iridata di Firenze.

foto tratta da roadcylcing.cz

marco.regazzoni@olimpiazzurra.com

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