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Scherma, Mondiali Budapest 2013: bilancio azzurro in chiaroscuro

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Diciamoci la verità: i Mondiali di scherma di Budapest non sono andati come avremmo sperato. A dispiacere non è tanto il secondo posto nel medagliere alle spalle della Russia, con sei allori complessivi fatti di tre ori e tre bronzi. A lasciare l’amaro in bocca è la provenienza di queste medaglie, arrivate quasi esclusivamente dal fioretto.

Cinque su sei le portano a casa, infatti, i ragazzi e le ragazze di Andrea Cipressa. Dominio italiano nell’arma confermato, con il primo oro individuale nella carriera di Arianna Errigo, della squadra e il bronzo di Elisa Di Francisca al femminile, e con i maschi capaci di riscattare col titolo a squadre un’individuale così così, influenzata da rimonte subite e decisioni arbitrali discutibili, ma comunque impreziosita dal  bel bronzo di Valerio Aspromonte.

Meraviglia sempre il fioretto italiano, quello femminile che domina incontrastato e che nei quattro assalti tirati nella gara a squadre ha subito appena 69 stoccate (una media di 17,25 per ogni turno in una gara che si tira al meglio delle 45), quello maschile che ha saputo soffrire in una semifinale durissima contro la Russia ma che ancora una volta ha trovato la giornata straordinaria di tutti e quattro i suoi immensi campioni. Arianna, Elisa, Valentina e Carolina, Andrea, Valerio, Giorgio e ancora Andrea. Tutti e otto meriterebbero un monumento, e metteteci dentro pure il terzo Andrea, Cipressa, il ct, capace di proseguire nel fantastico lavoro fatto prima di lui da Andrea Magro e Stefano Cerioni.

L’unica arma diversa dal fioretto che abbia conquistato una medaglia è la sciabola, con il bronzo nell’individuale femminile di Irene Vecchi. Una conferma, dopo il terzo posto europeo, di quella che sembra la definitiva consacrazione di una campionessa vera. Dopo i quarti di finale alle Olimpiadi di Londra, la livornese ha vinto una prova di Coppa del Mondo, si è trasformata in leader della giovane squadre azzurra (quarta alla fine, battuta da Ucraina in semifinale e Usa nella finale per il bronzo), ha fatto due terzi posti a Europei e Mondiali. Una piacevolissima conferma, come quelle, senza medaglia, di Enrico Berrè (quarti di finale nella sciabola maschile) ed Enrico Garozzo (fermato agli ottavi dal due volte campione del mondo Novosjolov nella gara di spada).

Le buone notizie riguardano anche tre bellissimi ritorni. Quelli di Valentina Vezzali, Mara Navarria e Aldo Montano. Le due neo mamme sono andate vicine al podio nelle rispettive gare individuali, battute solo ai quarti di finale (la prima da una strepitosa Arianna Errigo, la seconda dalla fortissima russa Sivkova). Valentina si è riscattata con un oro a squadre che le ha permesso di realizzare un nuovo record: 20 titoli tra Mondiali e Olimpiadi, la più vincente della storia davanti a Edoardo Mangiarotti. Mara, invece, è rimasta in panchina nel quarto di finale perso dall’Italia contro la Russia per una sola stoccata. Ancora una volta un podio sfiorato. Aldo Montano ha mostrato una bella scherma nella prova individuale come in quella a squadre, ma dopo aver dato lezioni di sciabola allo spagnolo Casares con una rimonta dal 9-13 al 15-14, ha pagato la lunga assenza dalle pedane contro un avversario come il campione olimpico Aron Szilagyi.

Il resto è decisamente migliorabile. A deludere sono state in particolar modo la sciabola e la spada maschile, arrivate con ambizioni di podio e tornate a casa a mani vuote. Inutile soffermarsi ancora sulle eliminazioni di Paolo Pizzo e Matteo Tagliariol, in vantaggio nei rispettivi assalti, rimontati e sconfitti nel turno dei 64 e in quello dei 32. La loro stagione è stata maledetta e tormentata dagli infortuni alla mano e da sensazioni troppo altalenanti. Dall’anno prossimo si riparte. Matteo si opererà all’indice della mano destra a settembre, Paolo riprenderà la preparazione subito per poter tirare entrambi, finalmente, dalla prima prova di Coppa del Mondo a Doha. Pizzo, poi, dopo l’individuale negativa, si porta a casa l’ottima prestazione nella prova a squadre.

Si dovrà lavorare soprattutto sulla testa e la convinzione di atleti che tecnicamente non hanno niente di meno degli avversari. Si dovrà ricostruire l’autostima di una Bianca Del Carretto che dopo un bel bronzo in Coppa del Mondo a Xuzhou, si è smarrita in un turno dei 64 che sembrava già vinto, si dovrà ripartire dall’argento europeo di Francesca Quondamcarlo, più che dalla sua eliminazione nei 32esimi a Budapest. I valori e le qualità sono da campioni, non sfruttarle è un vero peccato.

gabriele.lippi@olimpiazzurra.com

Twitter: GabrieleLippi1

Foto di Augusto Bizzi

1 Commento

1 Commento

  1. Gabriele Dente

    15 Agosto 2013 at 00:39

    Forse siamo diventati troppo esigenti con la scherma. Chiediamo sempre a lei di tenere alto l’onore del nostro sport. Che diremmo se a Rio malauguratamente si invertisse il 45-44 della semifinale di fioretto a favore della Russia e nell’individuale vincessimo, per esempio, solo un bronzo nell’individuale femminile? Considerando il trend attuale e la probabile assenza del fioretto femminile a squadre, ci troveremmo a fare i conti con lo spettro degli zero ori! Che faremmo, allora? Daremmo tutti addosso a federscherma?
    Intanto però la federazione può essere contenta di una cosa: se i tifosi fanno bilanci, parlano, criticano e fanno i CT, vuol dire davvero che la scherma è entrata nel cuore degli italiani, sia pure una piccola fetta…

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