Seguici su

Rubriche

Oriundi, non sempre una soluzione positiva per l’Italia sportiva

Pubblicato

il

Il ricorso agli oriundi è una pratica diffusa da molte federazioni italiane e non per rinfoltire ed in taluni casi rinforzare le rappresentative nazionali in alcune discipline sportive.

Anche l’Italia non è stata immune a questo fenomeno, ricorrendo spesso all’apporto di naturalizzati ed emigrati per rimpolpare le fila azzurre: non sempre però la soluzione adottata è risultata essere positiva.

Nell’atletica ad esempio ci si aspettava qualcosina in più da Magdeline Martinez, 37enne saltatrice cubana, divenuta italiana per matrimonio con il suo allenatore Giuseppe Picotti: la caraibica ha sempre ottenuto discrete prestazioni in Coppa Europa e Diamond League, ma con la nazionale vanta “soltanto” un bronzo ai Mondiali di Saint Denis nel 2003 ed un argento europeo indoor a Madrid due anni dopo.

Stesso sport, stessa nazione di provenienza ma disciplina diversa: Libania Grenot (anche lei azzurra per matrimonio ndr) primatista italiana nei 400 metri piani, non è andata oltre un oro ed un argento ai Giochi del Mediterraneo tra Pescara 2009 e Mersin 2013.

Nadia Ejjafini è addirittura al suo terzo cambio di nazionalità, dopo quella marocchina (di nascita) e quella del Bahrein: italiana per matrimonio, non ha ancora ottenuto risultati significativi fuori i confini nazionali dal 2010, anno del giuramento.

Jacques Riparelli è andato a rinvigorire il settore velocità su pista azzurro che manca di punte di diamante, ma non è riuscito ad andare oltre un oro ai Giochi del Mediterraneo 2013 a Mersin in staffetta.

Stenta a decollare invece Edwige Gwend, judoka nata in Camerun ma parmense d’adozione: l’azzurra delle Fiamme Gialle dopo un argento agli Europei di Praga 2012 non è riuscita ancora a dare quella spinta necessaria a far schizzare verso l’alto le sue quotazioni in campo internazionale.

Nella canoa, Maximilian Benassi, nato a Colonia  da padre italiano e madre tedesca, dopo gli ori ai Giochi del Mediterraneo di Pescara e qualche bronzo mondiale non è riuscito ad ottenere la consacrazione olimpica a Londra 2012.

Oriundi anche nel nuoto, con Sebastiano Ranfagni da Reggello (ma nato nella tedesca Rosenhein) che dopo titoli italiani e medaglie ad Universiadi e Mondiali militari, attende ancora la consacrazione a livello internazionale con Europei, Mondiali ed Olimpiadi.

Nella pallanuoto invece a livello maschile sono diversi gli esempi positivi (Perez su tutti) mentre nel setterosa Aniko Pelle, ungherese naturalizzata italiana dal 2012, al suo debutto  non è andata oltre il settimo posto a Londra 2012.

Anche nel calcio c’è qualche esempio che non ha giovato: da Sivori ed Altafini negli anni 60′, ad Amauri nel secondo decennio del Duemila, il risultato è stato pressochè identico: magari dare maggiore spazio ai giovani talenti potrebbe essere una soluzione?

 

Clicca per commentare

Tu cosa ne pensi?

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *