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Mondiali atletica IPC: nel segno dell’Italia e delle grandi emozioni

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Ieri a Lione si sono conclusi i Mondiali di atletica IPC, mondiali che mai prima d’ora erano stati a tinte azzurre così forti. Sono state ben nove infatti le medaglie portate a casa dai nostri atleti, di cui sette d’oro e due di bronzo: tutte le nostre stelle più attese, da Martina Caironi a Oxana Corso, passando per Annalisa Minetti e senza dimenticare Alvise De Vidi e Alessandro Di Lello, hanno brillato e raccolto risultati di grande prestigio. Personale e per l’Italia. Un bilancio non solo notevole dal punto di vista numerico, ma che denota come il movimento paralimpico italiano sia in grande crescita: basti pensare che nel 2011, dai mondiali che si tennero a Christchurch in Nuova Zelanda, l’Italia tornò a casa con una sola medaglia, l’argento firmato da Andrea Cionna nella categoria T11.
Oxana Corso ha letteralmente dominato le sue gare, i 100 e 200 metri categoria T35, addirittura griffando il nuovo primato del mondo nella distanza più breve. La cinese Liu Ping, che a Londra l’aveva per due volte privata della gioia più grande e la canadese McLachlan hanno dovuto accontentarsi della lotta per il podio, così come l’australiana Carly Salmon.
Martina Caironi non solo si è confermata sui 100 metri, ma ha anche vinto la gara di salto in lungo (entrambe nella categoria T42), così come ha confermato il suo titolo paralimpico Assunta Legnante nel getto del peso.  Annalisa Minetti ha vinto la gara degli 800 metri categoria T11, mentre nella categoria T51 Alvise De Vidi ha portato casa due bronzi, nei 100 e nei 200 metri. Lui, atleta poliedrico, in passato medaglia paralimpica nel nuoto, ora anche capitano della nazionale di wheelchair rugby.
E poi c’è il maratoneta umbro Alessandro Di Lello, che ieri ha vinto in solitaria la maratona lasciando il suo avversario più prossimo a un quarto d’ora di distanza.

Un Mondiale che però non è stato solo a tinte azzurre: il mondo paralimpico, che aveva trovato in Oscar Pistorius lo spot perfetto grazie alle sue vittorie e alla sua battaglia per correre con i normodotati, si è trovato a dover cercare una nuova icona dopo che il sud africano è precipitato dalla gloria delle vittorie sportive all’inferno delle cronache giudiziarie.
E l’ha trovata in Tatyana McFadden e nel suo straordinario percorso fatto di sei vittorie in altrettante gare a cui ha partecipato, l’ha trovata nelle sfide stellari fra Jonnie Peacock e Richard Browne nei 100 metri T44, nella gioia contagiosa di Terezinha Guillhermina, nelle volate di Marlou Van Rhijn; l’ha trovata in Marcel Hug, The silver bullet.
Ma ancora una volta, aldilà dei campioni, da Lione è arrivata ancora una volta una lezione di vita e di sport, l’ennesima risposta – non a parole ma coi fatti- a chi durante le scorse Paralmpiadi disse che esse altro non erano che l’esaltazione del dolore e delle disgrazie.

photo: G. Picout

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