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Ciclismo

Giro d’Italia: la potenza di Mark

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La potenza è la dote principe del velocista. Dare tutto in quei duecento metri conclusivi, finalizzare il lavoro dei compagni: potenza, sì, ma anche intelligenza, senso tattico e della posizione. Tutte doti che a Mark Cavendish non mancano assolutamente, come dimostrato anche oggi nella sesta tappa del Giro d’Italia.

Non ha bisogno di treni chilometrici, il buon Mark. Vi ricordate l’epoca dei “bianchi” della Fassa Bortolo di Petacchi, o i Domina Vacanze di Cipollini? Le volate non si vincono più così. O almeno, a Cannonball tutto ciò non serve. Gli bastano un paio di compagni: uno che apra il varco giusto nel can-can finale (oggi è stato Matteo Trentin), l’altro-Gert Steegmans- che gli faccia da apripista, che lo protegga dal vento fino agli ultimi duecento metri lanciandolo, possibilmente, nella posizione migliore. Poi tocca a lui: ma, davvero, la potenza e l’esplosività di Cavendish, in questo momento, non hanno rivali. Chiedere ad Elia Viviani, ancora alle prese con la maledizione dei secondi posti: oggi i Cannondale non sono stati perfetti in fase di impostazione dello sprint, eppure Elia aveva pescato la ruota giusta…salvo poi non riuscire a sopravanzarla.

Ora, però, Cavendish si farà da parte. Nel senso che di volate, teoricamente, non si dovrebbe più parlare sino a Treviso, tra una settimana. Non che finora ce ne siano state troppe, sia chiaro: ma il bello del Giro è anche questo. Il copione non è mai banale, mai scontato, e anche giornate all’apparenza tranquille-come quelle dei giorni scorsi-possono riservare intriganti colpi di scena.

foto tratta da roadcycling.uk

marco.regazzoni@olimpiazzurra.com

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