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Sci Alpino

Sci alpino: un anno con i nuovi materiali in GS

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Se l’obiettivo era quello di limitare gli infortuni, la FIS ha brutalmente fallito. Infatti, il principale scopo dei nuovi materiali da gigante, utilizzati per la prima volta nelle gare di Sölden a fine ottobre, sarebbe dovuto essere proprio questo: rendere la sciata più sicura, “allungando” le curve,  in modo da controllare meglio la velocità e da causare meno infortuni agli atleti.

Non è andata propriamente così, perché gli incidenti, in allenamento e in gara tra le porte larghe, non hanno registrato significative diminuzioni. Sicuramente, però, questi nuovi materiali hanno avuto un certo impatto sulle prestazioni: il raggio di curvatura è passato, nel maschile, da 27 a 35 metri e, nel femminile, da 23 a 30 metri, aumentando quindi le lunghezze degli sci a 195 e 188 centimetri a fronte dei 185 e 180 in vigore sino alla stagione precedente. Con questa piccola-grande rivoluzione, gli sciatori hanno dovuto imprimere maggiore forza sugli sci e si sono potuti permettere meno titubanze ad inizio curva: anche la preparazione atletica, dunque, si è dovuta concentrare maggiormente sul rafforzamento di alcune fasce muscolari delle gambe e della schiena per adattarsi a queste novità. Con questi sci, un errore viene “trascinato” per qualche porta in più rispetto al passato e quindi le correzioni in corsa diventano più difficili.

Alla fine, tuttavia, ha fatto la differenza la capacità di adattamento degli atleti. Ted Ligety si era speso in prima persona in una crociata contro la FIS su questo argomento, salvo poi risultare l’atleta più performante in queste nuove condizioni; lo stesso Manfred Moelgg si è come rigenerato, in gigante, con questi nuovi materiali. Massimiliano Blardone invece ha faticato non poco ad adattarsi; nel femminile, le differenze sono state sicuramente meno significative anche se Tina Maze, ad esempio, ha saputo cavalcare alla perfezione i nuovi sci. Altri atleti, in entrambi i settori,  non si sono mai preoccupati più di tanto di queste innovazioni, ben sapendo che i cambiamenti valgono per tutti e dunque proprio la capacità di adattamento di cui sopra diventa fondamentale.

Dunque, in fin dei conti, si può affermare di aver assistito ad un rimescolamento minimo dei valori in campo, a fronte di una capacità preventiva degli infortuni assolutamente non migliorata: ne valeva davvero la pena?

foto tratta da mikecrawford.me

marco.regazzoni@olimpiazzurra.com

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