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Volley, Yamamay: un volo Champions da applaudire ed elogiare

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Arrivare alle Final Four di Champions League, oltretutto al debutto nella massima competizione continentale, è un traguardo di prestigio. Busto Arsizio sbarcava a Istanbul dopo un cammino palpitante, con due Golden Set da brividi, eliminando addirittura le quotate azere dell’Azzerail Baku. Le campionesse d’Italia erano giunte in Turchia cariche del triplete dello scorso anno, vogliose di continuare una striscia positiva che le avrebbe proiettate nella Storia.

 

Sapevano che sarebbe stata durissima e così è stato. Purtroppo. La caccia alla finalissima per entrare poi nella Leggenda è andata male. Il Rabita Baku si è rivelato un ostacolo insormontabile, di una caratura davvero superiore, di un livello mostruoso. Le Farfalle, però, dopo due set in cui sono state demolite, hanno aperto le ali e sono riuscite ad opporre una reazione da vere professioniste e hanno messo in scena una delle più belle rimonte di tutto il torneo. Recuperare due parziali, annullando peraltro due match point alle avversarie durante il terzo set, è quasi una mission impossible a questi livelli. E invece… Giocarsi tutto al tie break da dentro o fuori sembrava già un sogno alla vigilia. Proprio sul più bello, però, è saltata fuori tutta la caratura tecnica del sestetto di Marcello Abbondanza e c’è stato poco da fare.

Le biancorosse sono state comunque da applausi. Quando si perde è facile trovare qualcosa che non è andato e criticare. Lo potremmo anche fare. Ma cosa dovremmo imputare a delle outsider che hanno fatto tremare tutta Europa? Ci hanno provato, mettendoci tutto il cuore Yamamay che avevano. Mettendo tutta l’energia Unendo che tenevano in corpo.

 

Le bordate di Margareta Kozuch, la grinta di Francesca Marcon, la cattiveria della capitana Chry Bauer, i voli in lungo e in largo di Giulia Leonardi, i muroni di Valentina Arrighetti, la professionalità di un’infinita Carli Llyod che dopo una stagione di infortuni si rigenerava e stava quasi per centrare l’impresa, la gioventù di Valeria Caracuta che ha sostituito la campionissima statunitense, le schiacciatone di Julianne Faucette, l’estro di una sorprendente Gilda Lombardo, la fantasia di Giulia Pisani, l’esperienza di Maren Brinker, la capacità tecnica e la serietà di mister Carlo Parisi. Questo resterà di una fantastica cavalcata, di sei mesi da protagoniste, di un sogno che si è spezzato sì sul più bello, ma che un gruppo storico e una società da imitare sono riusciti comunque a crearsi. Nello stupore, nell’incredulità, con la semplice convinzione che i progetti, se fondati su solide base, possono essere portati in porto. Non dimentichiamoci che dieci anni fa questa squadra era in A2. Questo è un miracolo sportivo vero e proprio. Questa è una grande Busto Arsizio. Di cui dobbiamo andare orgogliosi.

 

La Champions League non sorride all’Italia da tre anni (Bergamo nel 2010), ma le bustocche ci proveranno nella prossima stagione. Insomma tra loro e le marziane finaliste non c’è molto: “solo” una Moreno stellare da 43 punti per Baku, “solo” un’imbattibilità di 35 incontri in stagione per le aliene del Vakifkbank Istanbul. In fondo in Turchia e Azerbaijan i soldi girano che è una meraviglia: l’ombelico del mondo pallavolistico si è spostato (mancava una squadra russa, ma le ritroveremo settimana prossima al maschile). Forse questo è il vero gap. Ma come dice la canzone: “che colpa abbiamo noi…”. Nel pomeriggio di oggi, intanto, la sfida accessibile con le padrone di casa del Galatasaray (sconfitte l’anno scorso nella finale di Coppa Cev) per salire sul terzo gradino del podio.

 

stefano.villa@olimpiazzurra.com

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