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Volley, Champions amara per la Yamamay: ko in semifinale

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Niente da fare. La Unendo Yamamay Busto Arsizio era davvero a un passo dalla Storia in un pomeriggio pazzesco di Istanbul. Il divario tecnico con il Rabita Baku, però, era davvero troppo evidente nella semifinale della Champions League. Le Farfalle le hanno provate tutte per sovvertire il pronostico della vigilia, ma le azere hanno avuto una mezza marcia in più che ha regalato loro la finale della massima competizione continentale. Il 3-2 finale (25-14; 25-16; 27-29; 19-25; 15-6) è il reale specchio della partita, due ore abbondanti di gioco che alla fine hanno premiato davvero la squadra migliore. Quella più attrezzata tecnicamente, perché le campionesse d’Italia non avevano davvero nulla da invidiare dal punto di visto collettivo, di cuore e di testa. Che ci hanno provato con una rimonta incredibile da 2-0 sotto, ma che poi si sono dovute inchinare in un tie-break mai davvero in discussione.

 

Contro la squadra più forte del Mondo, le ragazze di coach Parisi sono entrate in campo contratte e hanno subito alla grandissima il gioco pressante del sestetto guidato da Marcello Abbondanza. Moreno e Akindarewo imprendibili, il muro delle biancorosse era inutile di fronte alle bordate dei due martelli che scavalcavano tutto e schiacciavano con una facilità disarmante. Leonardi non riesce a tirare su quasi niente, la fase offensiva ne soffre troppo, Caracuta non cambia il gioco e per le azere è facile murare e ribattere. L’unica a provarci è la Marcon, ma troppo poco per poter sperare. I primi due set procedono su questi binari, con il Rabita che scappa subito in avvio e poi non ha problemi ad amministrare il vantaggio. Il baratro sembra aprirsi sotto i piedi di Bauer e compagne, ma dalla panchina si pesca quella carta che tanto aspettavamo.

Carli Llyod torna in campo dopo tre mesi di stop, dopo una stagione funestata da infortuni. La palleggiatrice americana cambia il match, varia il gioco che è una meraviglia, mette fiducia alle compagne che alzano il livello complessivo di gioco. I reparti ora sono molto più legati, Leonardi aumenta la sua percentuale di ricezione, Llyod alza e sfrutta tutte le sue bande. Kozuch, Marcon, Brinker poi anche Faucette. La capitana Bauer e Arrighetti sono attente sottorete. L’incontro svolta perché le Farfalle riescono a tenere il contatto nelle prime battute del terzo e del quarto set, mettendo pressione al Rabita che ne risente. Moreno non c’è più e sparacchia qua e là, la Castillo abbassa la propria ricezione. Parità

Si sogna al tie break, ma solo per tre scambi. Le azere prendono subito il largo, sfruttando un’ottima Cruz che si era riposata per tutto il parziale precedente. Moreno ritorna quella dei set vittoriosi e lì le Farfalle si devono inchinare. A testa alta, con un cuore grande così. Ma qui siamo di fronte a un altro pianeta, a un’altra classe, a un altro livello, all’elitè mondiale della disciplina.

 

La Champions League non sorride più all’Italia: non la vinciamo dal 2010 con Bergamo e negli ultimi due anni siamo usciti in Final Four con Pesaro (2011, senza la Hooker) e Villa Cortese (l’anno scorso, allenata proprio da Abbondanza). Questa volta il coach romagnolo si prende una rivincita e batte proprio quella Busto Arsizio che l’anno scorsa gli aveva tolto lo scudetto in un’indimenticabile gara5 di finale playoff.

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