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Rugby

Lo Cicero: un’uscita di scena da Barone

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Sabato, Andrea Lo Cicero Vaina, alias “Il Barone”, ha dato l’addio alla maglia azzurra. Lo ha fatto nel migliore dei modi: protagonista di un successo dei più emozionanti, contro l’Irlanda. Ha salutato la sua gente con una tempistica teatrale perfetta, nè troppo presto nè troppo tardi: non è mai semplice dire addio. Alle volte anche i più grandi non sono capaci di ascoltare il proprio corpo e la propria testa. Il Barone ha salutato tutti con gioia, con la stessa felicità che siamo abituati a vedere stampata nel suo sorriso, ha salutato col tricolore in mano un Olimpico in festa, gioia che ha amplificato ancor più un sentimento di immensa gratitudine per chi ha combattuto più di 100 battaglie in azzurro.

Raccontare la storia di Lo Cicero significa sfogliare il libro del rugby italiano. 103 caps sono il frutto di 14 anni al servizio dell’Italrugby: già convocato da Coste inizia a giocare in azzurro con Johnston, parte così una lunga corsa che lo porta a disputare 4 Mondiali e a giocare tre volte coi Barbarians, fino alla gara dell’Olimpico di sabato. Una carriera che lo farà entrare nel cuore dei tifosi forse più di chiunque altro. Comunicatore come pochi: Lo Cicero è uno dei primi che riesce a far parlare di rugby ad ampio raggio, se oggi altri piloni sono invitati addirittura al Festival di Sanremo, se l’Olimpico è gremito di gente, se il rugby è passato dai campi di periferia alle prime pagine dei giornali, una discreta fetta del merito lo si deve al Barone.

I primi anni di Lo Cicero in nazionale erano quelli di un giocatore emozionale, aggressivo e di grandissimo cuore. Un gioco sanguigno che difficilmente lo avrebbe portato a 37 anni a competere ai più alti livelli. Il pilone catanese però è realmente riuscito a rinascere dopo il passaggio al Racing di Parigi. Una seconda giovinezza a 30 anni fatta di tecnica e malizia in mischia chiusa, grande attenzione all’aspetto fisico e alla professionalità. Una crescità, soprattutto mentale, che lo ha portato a riconquistare la maglia azzurra che Mallet in un primo momento gli aveva negato, fino alla vera uscita trionfante di sabato.

Grazie Barone!

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