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Calcio: in Polonia e Ucraina nel segno di Balotelli

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E’ la fine dell’anno, tempo di bilanci e di progetti. Dopo aver analizzato numerosi sport, è la volta del calcio, che ha raggiunto il suo culmine con il secondo posto degli Europei in Polonia ed Ucraina. Diciamolo subito, è stato un argento tanto insperato nei mesi precedenti quanto meritato sul campo.

La Nazionale, come nella fortunata edizione del 2006, si presenta alla rassegna continentale scossa dall’affare calcioscommesse e perde il laterale mancini Domenico Criscito alle 6 di mattina di una semplice giornata di ritiro a Coverciano. Il precedente tedesco è incoraggiante, ma dal lato psicologico potrebbe rivelarsi traumatico. E infatti, nell’unica amichevole in programma (quella con il Lussemburgo è annullata a causa del terremoto in Emilia di maggio), gli azzurri escono con le ossa rotte contro la Russia: 3-0. La squadra sembra non girare e, soprattutto, pesa l’assenza di una vera prima punta di ruolo, considerate le esclusioni dei vari Destro e Matri.

Si vola comunque verso l’appuntamento, consapevoli di dover affrontare un girone tosto e con ancora i fantasmi della figuraccia sudafricana in testa. L’esordio è il peggiore possibile, domenica 10 giugno contro la Spagna, campione d’Europa e del Mondo in carica. Schierati con il 3-5-2, però, Pirlo e compagni reggono alla grande nel primo tempo (sfiorando anche il gol con uno splendido Thiago Motta di testa) e nella ripresa, grazie al neo entrato Antonio Di Natale, passano addirittura in vantaggio. L’apoteosi dura però pochissimo, perché pochi minuti dopo è Fabregas a rimettere tutto a posto. Nel finale sono gli iberici a cercare con insistenza la via del successo, ma Torres spreca l’inverosimile in un paio di occasioni a tu per tu contro Gigi Buffon. Il primo ostacolo, perciò, è superato con un importantissimo punto: comincia ad intravedersi un’anima, il gioco invece ancora latita.

Secondo incontro, Italia-Croazia. Come ai Mondiali 2002. Gli azzurri si portano in vantaggio con Pirlo su punizione, ma dopo l’ora di gioco sono protagonisti di una pesante involuzione dal punto di vista dell’intensità agonistica e subiscono il pareggio firmato Mandžukic, abile a sfruttare un errore di Chiellini. Dopo un primo tempo dominato, dunque, nella ripresa la Nazionale butta all’aria tre punti meritati: si deciderà tutto contro l’Irlanda di Trapattoni nella sfida finale, sperando nella lealtà di Croazia e Spagna. A Poznan l’Italia si qualifica grazie ad una rete per tempo su corner di Cassano e Balotelli e vola insieme alla Roja ai quarti di finale, nei quali incontrerà l’Inghilterra.

Rooney e compagni, totalmente privi di gioco, costringono i ragazzi di Prandelli ai tempi supplementari senza mai superare la propria metà campo e, quando viene annullato il gol della qualificazione a Nocerino, si capisce quale sia il destino che attende le due storiche rivali: i calci di rigore. Prima sbaglia Montolivo, poi Ashley Cole e Ashley Young e Alessandro Diamanti, 30enne trequartista del Bologna, veste i panni del Fabio Grosso di turno e sancisce il successo del Bel Paese: sei anni dopo, in semifinale sarà ancora Italia-Germania.

I teutonici, questa volta, fanno paura davvero. La fase offensiva è maestosa, con i vari Gomez, Klose, Mueller, Goetze, Reus, Oezil e Podolski, mentre la difesa è una delle più rocciose di tutta la competizione. A Varsavia, però, Cesare Prandelli entra definitivamente nell’Olimpo dei commissari tecnici annichilendo con una prestazione maiuscola il rivale Joachim Loew. Decide, finalmente, un Mario Balotelli formato campione, che con una doppietta nella prima frazione di gioco strappa il pass per la finale di Kyev, nonostante l’inutile rigore a tempo scaduto trasformato da Oezil. Come nei più classici dei “cerchi che si chiudono”, perciò, la finalissima sarà contro la Spagna, avversario in crescita e da affrontare con Chiellini e Thiago Motta leggermente infortunati.

Dopo mesi di sacrifici e venti giorni fantastici, arriva per molti giovani l’appuntamento più importante della carriera. Ma purtroppo lo scoglio è troppo grande da superare. L’avvio è thriller, Chiellini esce zoppicante dopo pochi minuti ma fa in tempo a regalare il vantaggio a Silva, poi è Jordi Alba in contropiede a firmare il raddoppio spagnolo. Marchisio, uno dei migliori fino ad allora, non vede un pallone. Cassano idem, la difesa trema. Balotelli, unico baluardo offensivo, è isolato e le poche azioni sono inconsistenti. Prandelli dopo l’intervallo inserisce Di Natale, che fallisce due buone opportunità per riaprire la porta della speranza, ma nel finale gli azzurri crollano sotto i colpi di Torres e Pedro: termina 4-0. Cala il sipario sulla notte ucraina, Vicente Del Bosque festeggia l’ennesimo trionfo di una selezione senza pari e la Giovine Italia – riprendendo Mazzini – esce in lacrime.

Peccato perdere tutto così (malamente) in finale, ma è l’esperienza che conta e sotto questo punto di vista Balotelli e compagni devono ancora migliorare. Il futuro, a partire dai Mondiali del 2014 in Brasile, è però roseo considerando anche l’esplosione di Stephan El Shaarawy. Per quanto concerne il 2012, si può concludere che è stato un affascinante viaggio di crescita verso esaltanti trionfi. Le emozioni, però, non sono mancate e già il fatto di aver riportato nei cuori della gente la Nazionale è stato qualcosa di assolutamente positivo. Grazie all’intelligenza di Prandelli, grazie alle geometrie di Pirlo, grazie ai gol di Balotelli.

 

francesco.caligaris@olimpiazzurra.com

Twitter: @FCaligaris

Foto da: Reuters

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