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Gabriele Auber in esclusiva: “Lavoro sodo per competere con i big e sogno Rio”

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Gabriele Auber, classe 1994, è uno dei talenti più cristallini del panorama azzurro dei tuffi. Dopo anni di sofferenze in campo maschile, infatti, l’Italia può tornare a togliersi parecchie soddisfazioni specialmente dal trampolino. Il triestino, settimo agli ultimi Mondiali Juniores in Australia nel sincro con Giovanni Tocci, detiene il titolo europeo sempre in coppia con il cosentino da 3 metri e, agli Europei Giovanili di Graz di luglio, ha conquistato anche una medaglia d’argento individuale. Adesso è arrivato il momento di passare nella categoria superiore, il percorso è ovviamente complicato ma Gabriele ha tutte le qualità per brillare e riportare il Bel Paese ai vertici di questo fantastico sport.

 

Ciao Gabriele, partiamo guardando subito avanti. Quali sono i tuoi obiettivi a breve termine?

“Quest’anno sto lavorando per essere competitivo con i più grandi, visto che ho appena cambiato categoria e mi ritrovo a essere il più piccolo. Il mio obbiettivo è disputare le gare internazionali a livello assoluto, nel frattempo punto a crescere sia come prestanza fisica che  tecnica. Sarà un anno difficile, ma non è sicuramente il primo che supererò”.

 

Pensi già alle Olimpiadi di Rio 2016?

“Assolutamente! Ogni giorno, quando sono stanco penso a Rio e questo mi dà la forza e le energie per allenarmi al meglio. È il mio obiettivo a lungo termine, il mio sogno nel cassetto”.

 

L’Italia negli ultimi anni ha brillato in campo femminile, mentre fra gli uomini non sono arrivati risultati all’altezza. Pensi che sia arrivato il momento giusto, grazie ad un settore giovanile fra i migliori d’Europa, per invertire la rotta?

“Siamo tutti a un buon livello e molto ambiziosi. Ci alleniamo tutti i giorni da quando abbiamo quattro anni, facciamo sacrifici e crediamo fermamente in quello che facciamo. Ai Mondiali quest’anno abbiamo siamo stati sfortunati anche per via del quarto posto di Elena Bertocchi a pochissimi punti dal podio (25 centesimi, ndr). Speravamo tutti in qualcosa di più visto che siamo i campioni in carica in Europa a livello giovanile, tuttavia non riuscirei a descrivere la voglia e la determinazione che abbiamo trovato nel tuffarci dopo questa esperienza. Non ci ha sicuramente demoralizzati, anzi ci ha fornito il motivo per lavorare ancora meglio. Siamo sulla buona strada per invertire la rotta e tutti remiamo verso la medesima direzione”.

 

Facciamo un passo indietro. Come valuti la tua carriera finora? Nonostante la giovanissima età il tuo palmarès vanta già parecchie gioie.

“La mia carriera non è stata una delle più cristalline, devo ammetterlo: mi sono operato due volte al naso e mi sono rotto il piede destro in allenamento, l’anno successivo la caviglia sinistra (una brutta frattura scomposta) in una gara internazionale e un’altra volta ancora ho saltato le qualificazioni agli Europei giovanili perché influenzato. Quest’anno mi sono ritrovato a gennaio con la mononucleosi, ma mi sono rifiutato di perdere un altro anno e così ho continuato ad allenarmi come niente fosse e per fortuna è andata bene. Ho fatto molta meno esperienza dei miei compagni, ma ho avuto la fortuna di incontrare l’allenatore giusto tre stagioni fa e ora ho la possibilità di raggiungere un ottimo livello. Anche se ho perso molti anni sono riuscito a conquistare più di 50 medaglie a livello nazionale, una decina a livello internazionale, 4 europee e sono felice di dire di aver partecipato ai Mondiali giovanili e di aver ottenuto un settimo posto nel sincro. La cosa positiva di aver subito tanti infortuni è che nel superarli ho capito di possedere un forte carattere, che mi ha aiutato a crescere e superare momenti difficili anche al di fuori della piscina”.

 

Ai Mondiali Juniores in Australia hai colto un ottimo settimo posto nel sincro, mentre non sei riuscito a conquistare il pass per la finale nell’individuale: merito degli avversari o hai qualcosa da rimproverarti?

“Devo ammettere che la prestanza tecnica e fisica di numerosi tuffatori mi ha messo a disagio, sebbene potessi  essere alla loro altezza. Alcuni atleti erano ad un livello impressionante ed io, purtroppo, non ero mentalmente preparato ad accettarlo.  Ho bisogno di lavorare ancora molto specialmente sull’approccio  mentale in gara. Da quando sono tornato, infatti, ho praticamente raddoppiato le ore di allenamento: i Mondiali per me sono stati sicuramente un punto di partenza e non di arrivo”.

 

Qual è il tuo ricordo più bello da quando pratichi questo sport a livello internazionale?

“Ci sono numerosi momenti indimenticabili che mi hanno regalato i tuffi e soprattutto le persone che praticano con me questo affascinante sport. Devo ammettere che cantare l’inno italiano sul gradino più alto del podio sia una esperienza indescrivibile, com’è stata anche la soddisfazione di portare in alto il nome della nostra nazione. Tuttavia credo che l’emozione più bella me l’abbia regalata mia madre, che al termine della gara degli Europei giovanili (in cui sono arrivato secondo), dopo numerose ore sotto il freddo e la pioggia, mi ha abbracciato in lacrime dicendomi: “Ho sempre creduto in te”. Renderla così felice sapendo tutti i sacrifici che ha fatto per me mi ha riempito il cuore di gioia”.

 

Come ti sei avvicinato ai tuffi? Pensi che le piscine diano ai bambini spazio per questa disciplina alla pari del nuoto o che qualche volta sia ‘sottovalutata’?

“Mi sono avvicinato ai tuffi grazie a mio nonno che, nonostante i suoi 74 anni, si tuffa ancora e disputa tutt’oggi delle gare. Da bambino andavo con lui a lanciarmi da qualsiasi tipo di sporgenza: terrazze, rocce, trampolini improvvisati: una volta abbiamo fatto una gara addirittura dalle scale delle autopompe dei pompieri pur di fare esperienza! In ogni caso credo che in effetti i tuffi siano ancora molto sottovalutati. Qua a Trieste ci danno poco tempo per allenarci, i bambini che aspirano a diventare tuffatori si devono accontentare di quel poco che hanno, ma è compito di noi istruttori (noi perchè alleno anche io) far sì che quelle poche ore a settimana siano sfruttate con qualità e concentrazione. Il mio sogno è rendere i tuffi uno sport abbastanza famoso da renderlo disponibile a tutti per quanto tempo si voglia”.

 

Grazie mille per la disponibilità e buona fortuna per il proseguimento della tua carriera!

“Grazie a voi che ci regalate la possibilità di far conoscere alla gente il mondo dei tuffi e chi lo popola”.

 

francesco.caligaris@olimpiazzurra.com

Twitter: @FCaligaris

Foto da: Sacchi/Ag. Visconti

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