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Jacques Brunel in esclusiva: “In tre anni devo trovare un calciatore e un’apertura”

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Una missione che per il rugby italiano è sinonimo di ossessione: qualificarsi ai quarti di finale di un Mondiale ed entrare per la prima volta tra le prime 8 del pianeta.
Jacques Brunel, commissario tecnico della selezione tricolore, è proiettato sin da ora sulla rassegna iridata che si terrà in Inghilterra nel 2015. Dopo un 2012 che definiremmo “ordinario”, con il quinto posto nel VI Nazioni (con la sola vittoria casalinga sulla Scozia) ed il tour americano di giugno culminato con i successi su Canada e Stati Uniti e la sconfitta con l’Argentina, al transalpino si chiede ora qualcosa in più: compiere finalmente quel salto di qualità che il movimento attende da un decennio. L’ascesa esponenziale della Benetton Treviso (spesso in campo con 15 italiani) nel Pro-12,  la crescita (si spera rapida) dell’altra franchigia celtica delle Zebre ed il vento di rinnovamento che soffia sul Campionato Italiano di Eccellenza, con i club sempre più votati all’utilizzo dei giovani talenti nostrani, potrebbero favorire il lavoro del 58enne di origine pirenaica, che ha affermato deciso: “Se non credessi ciecamente nelle potenzialità del rugby italiano, me ne starei a casa”.

 

Mai come quest’anno, la tendenza delle franchigie e, più in generale, di tutte le società italiane è quella di affidarsi alle nuove leve: sarà la svolta anche per la nazionale?
Domenica e lunedì è in programma un raduno in cui ho convocato gli atleti su cui mi sono affidato nell’arco di tutta la stagione. Ci servirà più che altro per tracciare un bilancio e fare un punto della situazione. Nei raduni successivi, invece, ci saranno delle novità. E’ un bene per il rugby italiano che si stia puntando sui giovani e noi li stiamo monitorando tutti attentamente. Chiaramente un atleta viene selezionato solo se dimostra di meritarlo e non in base alla carta d’identità. Quindi mi aspetto dei miglioramenti sempre più evidenti da parte di questi ragazzi che rappresentano il futuro dell’Italia“.

La Benetton Treviso ha iniziato brillantemente il Pro-12 schierando spesso un 15 tutto italiani (compresi gli “oriundi”): il blocco bianco-verde in azzurro sarà sempre più accentuato?
E’ inevitabile. La Benetton forniva già diversi atleti alla nazionale, ora si è rinforzata con altri elementi di grande valore come Giulio Toniolatti, Alberto De Marchi, Simone Favaro e Luca Morisi. Nella lega celtica sta disputando delle belle partite è questo è molto importante anche per la nazionale“.

Dopo il ritiro di Diego Dominguez, l’Italia non è mai riuscita a trovare un mediano di apertura di rango internazionale. A lei si chiede la formula magica per risolvere il problema.
“La soluzione più semplice sarebbe…naturalizzare Dan Carter! Scherzi a parte, in questi tre anni che ci separano dai Mondiali l’obiettivo sarà quello di trovare un calciatore ed un mediano di apertura affidabili. In Eccellenza, in questo ruolo, giocheranno tutti atleti italiani, che seguirò con grande interesse. Spero che tra questi possa esserci qualcuno che possa fare al caso nostro”.

Sempre parlando di mediani di apertura, in questa posizione sta ben figurando l’italo-argentino della Benetton Treviso Alberto Di Bernando: potrà meritarsi una chance, oppure l’età (32 anni a novembre) lo esclude da un progetto che vuole guardare al futuro?
“Sinceramente non lo conoscevo molto, ma il suo avvio di stagione è stato incoraggiante. Non ci sono preclusioni di età: vediamo quale sarà il suo rendimento, dopodiché sarà valutato come tutti gli altri”.

Nuova Zelanda, Australia e Tonga: vi attendono delle sfide da brivido nei Test Match di novembre.
“Saranno tre appuntamenti difficilissimi. In compenso, però, dovremo considerarli come dei banchi di prova per confrontarci con delle corazzate di questo sport e per provare dei volti nuovi. Al termine di questo trittico avrò le idee chiare su dove potrà arrivare l’Italia nel VI Nazioni”.

 

federico.militello@olimpiazzurra.com

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