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Atletica

Mondiali Juniores: Angioi ultima, Trost in finale

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Quarta giornata dei Mondiali Juniores al Montjuic di Barcellona (Spagna). L’Italia cala i suoi pezzi forti e ne cava fuori una mancata consacrazione e una conferma annunciata.

 

Ci si aspettava qualcosina di più da Anastassia Angioi. Nella finale del salto in lungo, la giovane sassarese (addirittura classe 1995) si era qualificata con un buon 6.20 e si credeva che potesse migliorare. Niente da fare. Si sperava che ripetesse quell’eccellente 6.49 fatto registrare un mese fa per entrare di prepotenza nella lotta per le medaglie. La figlia di Antonio, discreto ostacolista del passato e che ora allena questo promettente talentino, si ferma a un 6.08 ottenuto al secondo tentativo (a sua giustifica una piccola indisposizione). Ultima piazza. Sono comprensibili le lacrime della ragazzina che sembra già avere la stoffa delle grandi e non si accontenta mai. La grinta c’è tutta, oltre a una tecnica discreta che sarà nettamente migliorata in futuro visti i suoi 17 anni appena compiuti. Bene nella rincorsa, frutto della sua preparazione da velocista (sui 100 detiene un 11.81 niente male), manca ancora qualcosina nello stacco ed è assolutamente perfettibile nella fase di volo.

Davanti c’erano veramente dei mostri, segno di una competizione d’assoluto livello come tutte quelle di questo campionato. Le favorite sono Lena Malkus, la giamaicana Chanice Porter (proprio colei che all’ultimo salto sfilò il titolo mondiale di Lille all’azzurra) e la rumena Alina Rotaru. A spuntarla è invece Katharina Johnson-Thompson. La britannica è autrice di un eccezionale 6.81 al terzo tentativo che ammazza la competizione. A provare nell’impossibile ci pensa Lena che all’ultimo assalto vola a 6.80 e si deve fermare così all’argento per un solo centimetro. Che amarezza. La giamaicana e la rumena deludono e finiscono quarta (6.58) e quinta (6.52). A conti fatti il 6.49 di Assia sarebbe valso solo il settimo posto…Che gara!

 

Non delude Alessia Trost. Facilissime qualificazioni del salto in alto per la friulana che arriva a 1.84 senza commettere errori sul suo percorso. Solo un’altra fa come lei ed è un’assoluta sorpresa, l’outsider per eccellenza: si chiama Lissa Labiche e viene dalle lontane Seychelles! La finale di domenica sarà a 13 ed è “colpa” di Chanice Porter. Sì, proprio lei che in serata era arrivata quarta nel lungo. La giamaicana pareggia infatti l’1.82 della cinese Ye con lo stesso numero di errori e vanno avanti entrambe. La tavola sembra essere apparecchiata per la nostra 19enne che è pronta al definitivo salto di qualità. C’è solo una ragazza che potrebbe metterle i bastoni ed è la sua eterna rivale, la coetanea di tanti duelli tra gli allievi e che le ha soffiato l’oro alle Olimpiadi Giovanili: la russa Mariya Kuchina. In stagione non è mai andata oltre l’1.86 e oggi sporca il ruolino con un errore alla misura d’entrata di 1.75: se la forma è questa ci sarà ben poco da fare. Le altre pretendenti escono tutte di scena: la giamaicana Williamson (personale a 1.88, fallisce tutti i tentativi a 1.70), l’ucraina Biryuk (best a 1.89, si ferma a 1.70), la romena Grozav (record di 1.87, non ha superato  1.79). Un occhio andrà all’ucraina Iryna Herashchenko, ancora allieva e 1.90 di stagionale, che però oggi ha macchiato il suo foglio gara con due errori a 1.82 e 1.84. Per l’allieva di Gianfranco Chessa, primatista mondiale stagionale con 1.92, tra due giorni la prova del nove: vincere il titolo tentando di superare l’asticella a 1.95 più volte provata in questi mesi e mancata di pochissimo. Dovesse riuscirci vorrebbe dire solo una cosa, la più bella: Olimpiade.

 

La 4×100 femminile, invece, butta via una grossa occasione per entrare tra le prime otto. La prima batteria è una specie di ecatombe: la Cina non parte, la Slovenia si perde per strada, poi la terza frazionista delle Bahamas si infortuna e viene portata via in barella, infine l’Australia viene squalificata. Si continua sulla stessa riga nella seconda batteria: giamaicane fuori per il secondo cambio fuori settore, Canada e Spagna vengono squalificate, una chance di recupero al Belgio con 44”88. Le azzurre, con un quartetto bene assortito (Elisa Paiero, Irene Siragusa, Anna Bongiorni e Judy Ekeh) sono inserite in una terza batteria abbastanza competitiva (con Sudafrica, Polonia, Nigeria, Germania e Svizzera). Purtroppo, però, si lasciano sedurre dall’esigenza di cambi in sicurezza (con la Bongiorni frenata da un improvviso fastidio muscolare che ne rallenta il passaggio del testimone alla Ekeh) e il loro quarto posto in 45”15 (appena fuori dalla top-10 di sempre) le confina alla scomoda posizione di prime escluse dalla finale. Passano il Belgio e la Polonia (45”02), sulla quale Judy Ekeh ha tentato un’inutile rimonta in ultima frazione.

Nella stessa staffetta per i ragazzi era oggettivamente difficile passare il turno. Dopo la prima batteria, il compito degli azzurri diventa ancora più improbo: Giappone (39”01, record nazionale e asiatico) e Brasile (39”29, record nazionale e sudamericano) passano direttamente, mentre al ripescaggio restano aggrappati Polonia (39”31, record nazionale) e Australia (39”34, record nazionale e dell’Oceania). Questi vanno tutti forte, non c’è che dire: serve molto, ma molto di più di un miglioramento del primato italiano (fissato dagli Europei di Nyiregyhaza ’95 a 39”61). I cambi sono fluidi, dopo Alessandro Pino ci sono “Fausto” Desalu, Giacomo Tortu e Giovanni Galbieri (bravissimo l’altro giorno nell’individuale): ma le alchimie non servono quando gli altri sono più veloci e il 40”41 vale solo per il 15° posto complessivo (poi diventato 14° per la squalifica dei francesi).

 

Per il resto poca roba per i nostri colori. Nella dieci chilometri di marcia Vito Minei chiude dodicesimo col suo personal best (42’51”79) mentre Francesco Fortunato è ventiduesimo (43’13”27). Nelle batterie dei 100hs Maria Paniz corre molto male (14”36, eliminata), Giada Carmassi (14”09, eliminata. Nei 3000 siepi poco da fare per Italo Quazzola (9’05”28, eliminato). Stesso discorso per Federica Del Buono nelle batterie dei 1500m (4’28”66). Marco Bortolato chiude al 14° posto con 70.32 nel martello: in tutti i concorsi dei lanci l’Italia non è stata capace di produrre un finalista…

 

Grandi record dei campionati per la bahamense Anthonique Strachan (22”53 sui 200 dopo l’oro dei 100) e della statunitense Ashley Spencer sui 400 (50”50, il precedente risaliva addirittura a Plovdiv 1990, 50”62 della nigeriana Fatima Yusuf).

 

stefano.villa@olimpiazzurra.com

(foto da blogosfera)

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