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Judo: Kelmendi e Trajdos si sono rifiutate di sottoporsi ad un controllo antidoping

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La stampa francese (ed in particolare i colleghi di L’Esprit du Judo) ha fatto esplodere un vero e proprio caso nel mondo del judo: la kosovara Majlinda Kelmendi, due volte campionessa mondiale della categoria 52 kg, e la tedesca Martyna Trajdos, campionessa europea 2015 della categoria 63 kg, si sarebbero rifiutate di sottoporsi ad un controllo antidoping lo scorso 16 giugno, quando si trovavano ad uno stage di allenamento in Francia. Ma andiamo con ordine per spiegare i dettagli della vicenda.

A Saint-Cyprien, nella regione dei Pirenei francesi, si stava svolgendo un training camp che vedeva protagoniste alcune delle nazionali di più in voga del judo femminile: Francia, Brasile, Canada, Germania, Kosovo, Mongolia, Slovenia e Stati Uniti. Durante gli allenamenti, una rappresentante dell’Agenzia Francese di Lotta al Doping (AFLD) si è recata presso la struttura per effettuare dei controlli a sorpresa a sette atlete, una per nazionale (le slovene erano già partite per andare ad allenarsi in Croazia). Tra le atlete prescelte, alcune si sono sottoposte al controllo senza problemi, come la francese Gévrise Émane, campionessa mondiale ed europea della categoria 70 kg, la statunitense Kayla Harrison, campionessa olimpica della categoria 78 kg, o ancora la canadese Kelita Zupancic.

Alcune federazioni ospiti, però, hanno iniziato a porre dei dubbi sulle competenze della delegata AFLD, che, secondo gli allenatori di Germania e Kosovo, sarebbe autorizzata a controllare unicamente le atlete francesi. Al termine di lunghe discussioni, dunque, la tedesca Martyna Trajdos e la kosovara Majlinda Kelmendi si sono rifiutate di sottoporsi al controllo, perorando la tesi secondo la quale le autorità francesi non avrebbero il diritto di effettuare dei test antidoping fuori competizione su atleti stranieri. Un’interpretazione che però non trova riscontro nel Codice Mondiale Antidoping della WADA, che recita così: “Ogni organizzazione nazionale antidoping sarà competente per i controlli in competizione ed i controlli fuori dalle competizioni riguardanti gli sportivi che sono cittadini, residenti, titolari di licenza o membri di organizzazioni del Paese di questa organizzazione nazionale antidoping, o che sono presenti nel Paese“. L’ultima frase dell’articolo 5.2.1 del Codice, dunque, sembra smentire la versione di tedeschi e kosovari, tant’è che già in passato l’AFLD ha effettuato controlli su atleti stranieri sia in competizioni come il Tour de France che fuori dalle stesse, come avvenuto di recente con il caso della positività di massa della nazionale bielorussa di canoa velocità (clicca qui per saperne di più).

Ricordiamo che il regolamento internazionale prevede una squalifica di due anni nel caso di tre controlli saltati nell’arco di diciotto mesi.

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giulio.chinappi@oasport.it

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