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Ciclismo

Giro d’Italia 2016: il ritiro di André Greipel è davvero così scandaloso?

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Dopo aver conquistato la terza vittoria di tappa, André Greipel ha salutato la carovana del Giro d’Italia sollevando un polverone di polemiche che l’ha visto protagonista assoluto. Leader della classifica a punti, è stato accusato di non onorare la corsa rosa fino in fondo. Ma davvero merita questo trattamento?

Prima di sviluppare un qualsiasi tipo di ragionamento urge ricordare che nel mese di ottobre i velocisti più forti del mondo si daranno appuntamento ai Campionati del mondo per contendersi la maglia iridata. Anche per questo una stagione speciale, lunga e faticosa nell’avvicinamento ad un’opportunità che per le ruote veloci non è poi così frequente. L’ultimo Mondiale per sprinter risale al 2011, quando Mark Cavendish riuscì a precedere Matthew Goss e lo stesso Greipel, che nonostante l’ingombrante presenza di Marcel Kittel come compagno di nazionale punta senz’ombra di dubbi all’iride. Prima del Giro si è cimentato nelle classiche del nord in supporto alla squadra dimostrando, oltre che una predisposizione al sacrificio che hanno in pochi, anche un forte attaccamento alle tradizioni del suo ambiente lavorativo.

Invece che riposarsi, come sarebbe stato lecito, in vista del Tour de France e della seconda parte di stagione, ha deciso di presentarsi ai nastri di partenza del Giro d’Italia, ha vinto tra tappe e ha indossato a lungo la maglia rossa sopra quella della Lotto-Soudal. Il riconoscimento più ambito per un velocista in una corsa di tre settimane. Purtroppo da qui a Torino le ruote veloci avranno a disposizione una sola occasione prima del “Gran Finale”: troppo poco, probabilmente, per superare le difficoltà altimetriche che proporranno le salite alpine. Un tornaconto basso per rischiare di influenzare negativamente la seconda parte di stagione con fatiche supplementari.

Il Giro d’Italia, probabilmente, paga il minor prestigio rispetto al Tour de France, cosa che non scopriamo certo oggi con il ritiro di Greipel. La Grande Boucle, pur offrendo talvolta un percorso meno interessante dal punto di vista tecnico, ha tutto un altro spessore rispetto alla corsa italiana, come ha dimostrato anche il grande entusiasmo che, per esempio, ha accompagnato Vincenzo Nibali alla conquista della maglia gialla meno di due anni fa. Come all’epoca Nibali aveva rinunciato al Giro, è giusto che Greipel sia libero di non arrivare a Torino per puntare ad obiettivi di maggiore prestigio e valore internazionale.

Un dato, però, salta all’occhio: Greipel non ha mai finito il Giro d’Italia mentre al Tour de France è arrivato fino a Parigi in tutte e cinque le partecipazioni. La motivazione non è difficile da capire, in quanto la Grande Boucle presenta ogni anno lo stesso arrivo sui Campi Elisi, quasi una Classica per gli uomini-jet che vale molto più di una vittoria normale. Dal canto suo Rcs Sport ha rinunciato a questa possibilità spostando il traguardo finale di edizione in edizione, quasi togliendo il fascino di un traguardo condiviso dai corridori generazione dopo generazione.

In fin dei conti, dunque, l’abbandono di André Greipel è stato dettato da una scelta professionale che può consentire a lui e alla squadra di raggiungere i migliori risultati possibili nei prossimi mesi. Sottolineare il poco rispetto per il Giro è un comportamento a sua volta irrispettoso nei confronti di un corridore che più di tanti altri onora sempre le corse in cui attacca il numero sulla schiena. Spiacerà non vederlo più nelle poche volate rimaste da qui a Torino ma fargliene una colpa in questo modo sembra esagerato. 

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gianluca.santo@oasport.it

Twitter: Santo_Gianluca

Foto: Comunicato Stampa Rcs

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