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Elia Viviani annuncia il ritiro a fine stagione: “Rifarei tutto, non posso rimproverarmi nulla”

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Elia Viviani
Viviani / Lapresse

Elia Viviani ha annunciato ufficialmente il ritiro dal ciclismo professionistico al termine di questa stagione, mettendo fine ad una carriera straordinaria e ricca di soddisfazioni sia su strada che soprattutto su pista. Spicca ovviamente su tutto il memorabile oro olimpico nell’omnium a Rio 2016, ma in bacheca vanta altri due podi a cinque cerchi (bronzo nell’omnium a Tokyo 2021 e argento nella madison a Parigi 2024) e due titoli mondiali (nell’eliminazione) su pista oltre a 90 successi complessivi su strada tra cui cinque tappe al Giro d’Italia, tre alla Vuelta e una al Tour. L’azzurro dice basta dunque a 36 anni e si appresta a chiudere il suo percorso agonistico sulle strade di casa al Giro del Veneto del 15 ottobre e poi ai Mondiali su pista di Santiago del Cile dal 22 al 26 ottobre.

Rifarei tutto. Sono contento della carriera che ho fatto, non posso rimproverarmi nulla. Forse manca all’appello un titolo mondiale su strada, ma sono troppe le componenti che entrano in gioco. Il percorso della rassegna iridata di quell’anno, a Doha, era adatto alle mie caratteristiche ma ho preferito concentrarmi sui Giochi Olimpici di Rio de Janeiro 2016. Non puoi controllare le cose: ho vinto tappe al Giro d’Italia, al Tour de France e alla Vuelta, non posso colpevolizzarmi per quello che non è arrivato. Ci sono stati momenti duri e batoste su strada. Penso a quando nel 2013 persi l’occasione di prendere la maglia rosa, nella prima tappa di Napoli. Bruciò tantissimo e non posso scordarmi di come andarono su pista le Olimpiadi di Londra 2012. Tutto serve, tutto è una tappa di passaggio per quello che devi arrivare ad ottenere: magari senza Londra non ci sarebbe stato il successo di Rio. Tutte le sconfitte, i momenti no, li ho vissuti come punti di partenza, come spinta per avere nuove motivazioni“, dichiara Viviani nel suo messaggio d’addio.

Ho cominciato quest’ultima stagione volendo dimostrare qualcosa, volevo essere io a dire basta, anche se molti mi hanno chiesto in questi mesi se volessi smettere. So di essere ancora a un buon livello e per questo voglio chiudere ai Mondiali su pista, puntando magari alla maglia iridata. In questa annata volevo dimostrare di essere competitivo e tornare in un grande Giro. Mi sono accorto che mi mancava vivere il ciclismo in un certo modo, essere davanti ai tifosi. La mia squadra mi ha dato la possibilità di correre la Vuelta: la vittoria è mancata per un soffio, ma nel complesso sono riuscito a giocarmela realmente solo un giorno, facendo fatica, cosa che ai giovani spesso non succede. È giusto così, serve consapevolezza. La fusione del team Lotto con un’altra squadra mi ha convinto ancora di più che questo sarebbe stato l’ultimo anno: già nel 2024 ci sono stati vari problemi e non volevo cambiare di nuovo. Ho vissuto questi mesi pensando che ogni gara potesse essere l’ultima. Succede di passare dal vincere, come accaduto, anche quasi 20 gare, a nessuna: non è quello che voglio e volevo per me. Sai che è il momento di lasciare andare tutto quando non sei competitivo come sempre o per esserlo ogni cosa deve andare secondo i piani, quando un tempo non era così“, spiega il veneto classe 1989.

Non posso non avere un pensiero per casa mia, dove tutto è iniziato. Per una serie di coincidenze, quest’anno, l’arrivo del Tour del Veneto sarà a Verona. Mi è sembrato il giorno perfetto per salutare le competizioni su strada. Sarà una gara davanti ai miei tifosi e familiari e sarà una giornata emozionante. Il percorso non è proprio nelle mie corde, un po’ troppo duro, ma forse è meglio così. Non dovrò pensare solo alla mera prestazione, potrò godermi ogni cosa al meglio. Si chiuderà un cerchio. Sono appagato, orgoglioso soprattutto di quell’oro olimpico, inseguito da quando lo persi a Londra: il podio di Rio è stato cercato e costruito. È stato il risultato di un progetto e credo anche sia stato un trampolino di lancio per il movimento azzurro su pista. Sono infine fiero di aver rappresentato il mio Paese come portabandiera (alle Olimpiadi di Tokyo, ndr). È stata premiata la persona e quello che ha fatto per questo sport“, conclude il ‘Profeta’.

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