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Atletica

Franco Bragagna: “Sono agli ultimi 195 metri della carriera. Battocletti un fenomeno. Avrei voluto raccontare la 4×10 a Lillehammer”

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Nadia Battocletti
Battocletti / Grana Fidal

L’ultima puntata di Run2u, in onda sul canale Youtube di OA Sport, ha visto come graditissimo ospite Franco Bragagna, giornalista e telecronista dell’atletica leggera, e non solo, sui canali della Rai. Una vera e propria istituzione del giornalismo sportivo, che si è raccontato a 360° nell’intervista concessa.

Il primo punto all’ordine del giorno, la questione dei Giochi Olimpici, che hanno segnato la vita e la carriera di Franco Bragagna. “Abbiamo vissuto delle Olimpiadi di Parigi, per quanto riguarda l’atletica, belle. Il mio saluto? Era l’ultimo giorno del programma e ci tenevo a salutare nella maniera più degna. Los Angeles 2028? Sto per compiere 67 anni. Usando un termine dell’atletica leggera sto vivendo gli ultimi 195 metri della maratona della mia carriera. Avrei 71 anni, troppi nel mio lavoro. Da quel punto di vista sto venendo la linea del traguardo”.

Il giornalista nativo di Padova racconta poi quale sarebbe stata la gara che avrebbe voluto raccontare in prima persona:Non si tratta di atletica ma di sci di fondo. Parlo ovviamente della mitica staffetta di Lillehammer 1994. Ero là per seguire altri sport e la gara la commentava Giacomo Santini. Essere presente, in mezzo a 250.000 spettatori, quasi tutti norvegesi, con l’Italia che vince proprio contro i padroni di casa: sarebbe stata una situazione che mi avrebbe stuzzicato molto. Tra l’altro, ricordo bene quel giorno. Dopo la prima frazione sentenziai, perché mi piace fare pronostici, che avremmo vinto noi. Tutti mi guardarono straniti, ma per fortuna ci azzeccai”.

Un aspetto importante di cui si è parlato. Gli insegnamenti che lo sport ha dato alla vita:Che niente è mai scontato. Le cose che ho raccontato, non solo a livello di sport, ma anche la vita di tutti i giorni, la cronaca giudiziaria e quella bianca, mi hanno insegnato che nulla è scontato. Io, poi, sono voce di uno sport che è il più aritmetico di tutti. In linea teorica se fai 10.00 e l’altro 10.10 vinci tu. Ma come ci ricordiamo bene ai Mondiali in Corea del Sud il grande favorito era Usain Bolt. Che fece falsa partenza e venne squalificato. Come si vede, nulla è scontato”.

Con una carriera così ricca e lunga gli aneddoti si sprecheranno, c’è l’intenzione di raccoglierle in un libro?Chissà. Penso che tutto sia raccontabile. Dopotutto la vita ti presenta le cose più strane e devi essere bravo a raccontarle. Tra le cose più simpatiche? Mi tornano in mente i tempi in cui seguivo l’hockey ghiaccio, anche in questo caso non di atletica. Ero telecronista e avevo a che fare con molti italo-canadesi e italo-americani che venivano a giocare in Nazionale. Loro, figli o nipoti di emigranti del Sud d’Italia, conoscevano un italiano che loro pensavano fosse quello reale, invece era una sorta di calabrese misto a inglese. Quando venivano qua volevano parlare con me in italiano ma, resomi conto che non ci capivamo, tornavamo prontamente all’inglese”.

Una carriera, come detto, che ha contraddistinto grandi soddisfazioni per Franco Bragagna: “Lo sono da sempre e rifarei tutto. Non si tratta certo di una missione, se così si può dire, ma il fare una cosa che amo e che, di pari passo, mi ha permesso di vivere”.

Un consiglio da dare ad un giovane che vuole entrare in questo mondo?In primo luogo bisogna dire che è cambiato il mondo. Dagli anni ’90 ad oggi il racconto è cambiato in maniera totale. Cosa direi ad un giovane? Usando una battuta, come dicevano ai miei tempi direi ‘lascia perdere’ come mi dissero al corso di giornalismo sportivo all’università di Bologna. Non certo per il lavoro in sé, quanto per la difficoltà. Anzi, ora è ancora più complicato. Si può dire che la parte video sia cresciuta rispetto ad un tempo. Una volta era solo precariato e prese in giro. Oggi il web va meglio, se si vuole fare il content creator e si hanno buone idee, si può provare. Una volta, invece, si iniziava dai giornali. Giornali che oggi fanno una enorme fatica. Tv e radio, invece, erano aleatori. Ora il contrario. Non è giusto che l’editoria si comporti in questo modo, sottopagando chi inizia e non, per un mestiere così bello”.

Ultima battuta sulla nazionale azzurra che ha trionfato nella Coppa Europa: “Anche se la spedizione partiva con i piedi ben saldi al terreno, dal mio punto di vista mi chiedevo come avremmo fatto a perdere. Siamo riusciti a vincere nonostante l’infortunio di Patta e senza molti big. Perché? Abbiamo una squadra forte! Peccato solo aver vinto solamente 3 gare con quel fenomeno di Battocletti, il solito Fabbri e la splendida sorpresa di Iapichino. Non era scontata la sua vittoria, invece ha piazzato la zampata, una delle sue, proprio al penultimo salto”.

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