Seguici su
LEGGI OA SPORT SENZA PUBBLICITÀ
ABBONATI

Basket

Basket femminile: Italia-Francia, le chiavi tattiche della finale 3°-4° posto agli Europei

Pubblicato

il

Santucci Spreafico
Santucci, Spreafico / fiba.basketball

L’ultimo giorno, l’ultima sfida, le ultime questioni, gli ultimi 40 minuti. Italia-Francia è questo: chi vince va sul podio europeo, chi perde dovrà guardare in faccia il fatto di esserne fuori. Chiaramente con tutti i distinguo delle rispettive spedizioni. Ma andiamo a scoprire come le azzurre possono mettere in difficoltà un roster che ha nella fisicità un punto importante.

Primo punto: organizzazione. Quella che è totalmente mancata alla Francia in semifinale. La squadra di Toupane è ricca di talenti, di giocatrici che sanno come usare il fisico, ma più di una volta, e con la Spagna questo si è visto in modo lampante, manca di organizzazione, si affida molto alle iniziative personali. E siccome l’Italia, per tipologia di squadra, è vicina a quella iberica, ecco che si può mettere in piedi una difesa capace di fare quello che ha sempre fatto, vale a dire non lasciare praticamente mai possessi e soprattutto tiri facili alla Francia. E poiché le transalpine hanno una media di palle perse di 24 nel torneo, questo funziona a maggior ragione.

Secondo punto: forza mentale. Anche in ciò che si percepisce lontano dal campo la sensazione è solo una: quest’Italia, sì, ha avuto di che dolersi della sconfitta contro il Belgio. Un fatto normalissimo, e sarebbe anche strano il contrario. Conta, però, che la percezione sia di aver svoltato piuttosto rapidamente verso un altro obiettivo, che è quello della terza posizione a livello europeo, qualcosa che dal 2015 è rimasto un affare privato a quattro, a rotazione: Serbia, Belgio, Spagna, Francia. E proprio le transalpine sono il grande punto di domanda: avranno interiorizzato quello che a tutti gli effetti è il dover giocare per un obiettivo non nelle aspirazioni, stanti tutte le premesse?

Terzo punto: Valeriane Ayayi e Janelle Salaun. Una è la stella conclamata delle Bleues, nonché tra i perni fondamentali dell’USK Praga, l’altra è colei che in Cechia la raggiungerà la prossima stagione dopo aver brillato a Schio. Insieme sono le migliori degli Europei per la Francia: una è in grado di realizzare da parecchie posizioni ed è colei da cui si va nei momenti difficili, l’altra è una lunga di notevolissima versatilità. E in questo secondo caso, ancora una volta, conterà tantissimo la conoscenza non piccola che le compagne di squadra del Famila hanno acquisito in quest’annata (certo, vale anche il contrario).

Quarto punto: il tiro da tre. Non tanto in chiave Italia quanto in chiave Francia, perché parliamo, con le transalpine, di una squadra capace di far male, anzi malissimo, da oltre l’arco. Il 37% dall’arco è stato sporcato dal 5/30 contro la Spagna, ma le transalpine sono state anche capaci di un 9/11 nel solo primo quarto con la Lituania. Dunque una delle chiavi potrà essere provare a chiudere tutte le opzioni da fuori, a costo di subire di più dentro l’arco (dove, comunque, c’è una batteria di giocatrici molto adeguata per difendere la situazione).

Quinto punto: Cecilia Zandalasini e l’Italia. Durante Italia-Belgio è capitato l’ovvio: sia Zandalasini che Meesseman sono state limitate nelle loro capacità, avendo le due difese impostato su di loro la difesa. Saprà Zanda uscire dalle grinfie della difesa francese? Se saprà, allora sarà un bel plus per l’Italia. Ma anche senza, conta quanto sempre predicato da Capobianco: forza del gruppo. Perché la stella azzurra si è sempre messa a disposizione: rimbalzi, trovarsi sulle linee di passaggio, difesa, le piccole cose. Un po’ come tutte. Ed è per questo che è sbagliato dire che questa è la squadra di una star: è la squadra di tutte. Da Zanda a Martina Fassina, che in semifinale l’ha ribaltata praticamente da sola prima del concitato finale.