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Ciclismo

UAE Tour donne, Amber Kraak beffa il gruppo nell’ultima tappa! La corsa va a Lotte Kopecky

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Amber Kraak in maglia Jumbo-Visma
Kraak / LaPresse

Arriva la fuga nell’ultima tappa dell’UAE Tour femminile. L’olandese Amber Kraak (FDJ-Suez) conquista la seconda vittoria della carriera a quasi trent’anni suonati dopo un’intera giornata passata all’attacco nella Louvre Abu Dhabi Museum-Abu Dhabi Breakwater di 105 chilometri, riuscendo a beffare il ritorno del gruppo, regolato da Lorena Wiebes (Team SD Worx-Protime).

Nessuna variazione nella generale, con la corsa che viene vinta da Lotte Kopecky (SD Worx) davanti a Neve Bradbury (Canyon/Sram Racing) e Mavi Garcia (Liv AlUla Jayco). Gaia Realini (Lidl Trek) resta ai piedi del podio a 59” da Kopecky, davanti alla capitana Elisa Longo Borghini ed a Silvia Persico (UAE Team ADQ).

Torniamo alla protagonista di giornata: Amber Kraak non si aspettava che potesse essere la giornata buona. A promuovere l’attacco da lontano dopo una decina di chilometri, poco prima di entrare nel circuito di Yas Marina, sono le britanniche Monica Greenwood (Team Coop-Repsol) e Sophie Wright (Fenix-Deceuninck), assieme all’uzbeka Margarita Misyurina (Tashkent City Women Professional Cycling Team).

Il tentativo delle quattro non raggiunge nemmeno un margine troppo elevato. Attorno al quarantesimo chilometro si rimane sui due minuti, ma il distacco non aumenta. La prima a cedere è Misyurina, mentre la SD Worx si mette al lavoro, sottovalutando un po’ la situazione: ai -10 c’è ancora un minuto e venti di vantaggio, e ad un certo punto quasi smette di tirare dando alle altre l’incombenza. 

La possibilità di arrivare al traguardo c’è, e a sfruttarla per prima è proprio Amber Kraak, che scatta ai -6 dal traguardo. Le energie sono al lumicino, Greenwood e Wright si arrendono mentre il gruppo si avvicina, ma non troppo. Arriva l’attacco di Carina Schrempf (Fenix-Deceuninck) a portare scompiglio poco prima dell’ultimo chilometro.

Il gruppo sembra potersi portare sulla fuggitiva, ma arriva una pesante caduta negli ultimi 300 metri, quello che serve all’olandese per mantenere quel minuscolo margine su Wiebes fino al traguardo, perché con soli venti metri in più sarebbe arrivata una totale beffa.