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Nuoto, Martinenghi si conferma una certezza: a Parigi per una medaglia, ma tornerà Qin

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Nicolò Martinenghi
Martinenghi / LaPresse

Più con la testa che con le gambe. Nicolò Martinenghi si è tinto d’argento nella Finale dei 100 rana uomini dei Mondiali di Doha (Qatar) in vasca lunga, massimizzando da campione quanto era disponibile nel proprio serbatoio. Lo stiamo dicendo in tutte le salse: rassegna iridata atipica e condizione generale non ideale, con alcune eccezioni che si stanno evidenziano nella squadra cinese e tedesca.

Ciò detto, salire sul podio per la terza volta consecutiva, diventando il quarto nuotatore italiano a conquistare almeno 5 medaglie iridate in vasca lunga dopo Gregorio Paltrinieri (8), Thomas Ceccon (6) e Massimiliano Rosolino (5), è un riscontro ragguardevole se si tiene conto della grande continuità dimostrato dalle Olimpiadi di Tokyo in poi.

Nei fatti, Tete è sempre salito sul podio nella massime competizioni in vasca lunga nei 100 rana, dando una dimensione eccellente del suo status. Quest’oggi, inoltre, si è tolto la soddisfazione di battere il britannico Adam Peaty, cosa che non era mai accaduto in precedenza. Un sigillo che fa morale, ma c’è anche la constatazione di un livello alto.

L’affermazione dello statunitense Nic Fink (58.57) la dice lunga e poi in vista dei Giochi ci sarà il fenomenale cinese Qin Haiyang, assente in Qatar e capace a Fukuoka di realizzare qualcosa che neanche Peaty nella sua versione migliore aveva concretizzato: tre ori mondiali nei 50, 100 e 200 rana. Atleta che fa paura, al pari di una compagine cinese che si sta avvicinando a Parigi 2024 con riscontri di pregevole fattura in diverse specialità, come i 100 sl con Pan Zhanle (primatista del mondo in 46.80).