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Nuoto, Europei a giugno 2024: ennesima follia di un calendario compresso che porterà a diserzioni di massa

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Thomas Ceccon

Che Europei di nuoto saranno quelli di Belgrado? La domanda è pertinente perché la rassegna continentale fa parte di un calendario che definire impazzito e poco, pensando all’anno venturo. Partendo dal presupposto che la Mission per tutte le squadre del pianeta sarà quello di arrivare al meglio del meglio alle Olimpiadi di Parigi 2024, quale peso specifico potrà avere una competizione continentale (10-23 giugno) posta a circa un mese dai Giochi?

La domanda è retorica. Sarà una manifestazione in cui le selezioni al via saranno rimaneggiate. Non si vuol fare gli indovini, ma l’accensione del cervello suggerisce questo. A rafforzare quest’idea è stato il Direttore Tecnico della Nazionale italiana di nuoto in corsia, Cesare Butini. “Per l’Europeo valuteremo che squadra parteciperà, ma non sarà quella olimpica. Però potrebbe essere l’occasione per dare un’opportunità di crescita ai giovani“, aveva dichiarato Butini ai microfoni della Rai.

Faremo delle scelte mantenendo la barra dritta sull’Olimpiade. I collegiali saranno già il 30 dicembre con chi andrà in Sudafrica. E poi a gennaio con chi andrà a Tenerife, c’è andrà a Livigno. Non ci si ferma. L’obiettivo è importante e la stagione complicata. Abbiamo avuto modo di analizzarla e bisognerà fare delle scelte, anche individualizzate in vista di Parigi. Ai Mondiali di Doha a metà febbraio, andremo anche perché secondo noi c’è la possibilità e il tempo di poter ricaricare in vista dell’Olimpiade. Quindi su questo faremo una buona partecipazione, anche se dovremo valutare come partecipare con i big“, ha aggiunto il Direttore Tecnico.

In tutto questo, va considerata anche la sovrapposizione dell’edizione 2024 del Trofeo Settecolli, in programma dal 21 al 23 giugno, meeting valido per la qualificazione olimpica in casa Italia. Di conseguenza, considerando già i Mondiali di Doha (11-18 febbraio) in uno slot temporale decisamente particolare, gli Europei in Serbia rappresentano più un fastidio che un’occasione nella quale competere.

Foto: LaPresse