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Coppa Davis 2023, Italia con l’eterno dilemma del doppio: fiducia a Bolelli o a Sonego-Musetti? E Sinner…

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Lorenzo Sonego, Lorenzo Musetti

Sarà un’Italia con la necessità di trovare una stabilità in doppio, quella che si vedrà nel fine settimana delle Finals dell’attuale format di Coppa Davis. Il tutto, chiaramente, se si arriverà a giocarlo in uno o eventualmente più confronti dove sarà impegnato il quintetto portato a Malaga da Filippo Volandri.

Bisogna partire da una premessa, che si chiama Simone Bolelli. A 38 anni resta ancora lui il maggior esponente del doppio tricolore, e del resto, con 11 titoli su 25 finali giocate (tra cui quello degli Australian Open 2015 con Fabio Fognini), non c’è molto che si possa dire in contrario. In Coppa Davis il record è di 16-11, ma il 2023 in questo senso non gli è stato amico, con sconfitte al fianco di Arnaldi prima e di Musetti poi.

A livello di tornei, con Fognini ha vinto a Buenos Aires e raggiunto i quarti a Montecarlo, con il francese Fabrice Martin è arrivato ai quarti a Madrid e in semifinale a Ginevra, con Andrea Vavassori in finale a Halle e a Bastad, nonché in semifinale a Umago. Conosce bene i suoi avversari: con alcuni è sostanzialmente coevo. Jean-Julien Rojer lo affronta, in doppio, fin dal 2006 (3-2 il bilancio, compresa la semifinale degli Australian Open poi vinti insieme a Fognini). 5 anche i confronti con Wesley Koolhof (uno assieme al croato Nikola Mektic, quattro assieme all’inglese Neal Skupski), tutti persi. Tallon Griekspoor l’ha affrontato in specialità solo a Wimbledon, perdendo assieme a Vavassori contro di lui e Stevens.

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Al momento, sarebbe l’opzione più logica se preso singolarmente. Il problema è che si trova senza compagni abituali, dal momento che Volandri ha scelto di portare quattro singolaristi veri e propri. Il che crea il dilemma di chi mettergli accanto. Potrebbe esserci Jannik Sinner, che sebbene non sia propriamente un doppista (ed è 3-6 nella stagione in specialità, pur con scalpi di Ebden/Qureshi assieme a Sonego e di Granollers/Zeballos assieme a Schwartzman) viene da un periodo molto positivo. Rimane da capire la validità dell’idea a livello tecnico: i due hanno giocato assieme una sola volta (senza successo, ma contro la forte coppia Polasek/Zelenay) in Slovacchia. L’opzione Matteo Arnaldi è stata esplorata, in un contesto del tutto particolare, a Bologna contro il Canada e necessiterebbe di ulteriori verifiche; con Sonego ha giocato una sola volta, con Musetti due (Montecarlo e Davis).

Stante la difficoltà di trovare, con questo stato delle cose, un compagno per Bolelli, l’opzione potrebbe essere quella di mandare direttamente in campo i due Lorenzo, Sonego e Musetti. L’azzardo si ebbe per necessità alle Olimpiadi di Tokyo, essendo l’unico doppio disponibile dopo che il forfait di Matteo Berrettini aveva tolto di mezzo anche Fabio Fognini per riflesso. E lì andarono vicinissimi a sconfiggere i numeri 1 del tempo, i croati Nikola Mektic e Mate Pavic. La coppia si è riformata tre volte quest’anno: a Stoccarda, Cincinnati e in Davis. Ed è interessante il fatto che, nel 1000 americano, i due abbiano battuto Granollers/Zeballos e poi Arevalo/Rojer, con i primi arrivati in finale alle ATP Finals e i secondi vincitori del Roland Garros 2022 (con annessa festa a El Salvador, dove Marcelo Arevalo è stato trattato all’incirca come un eroe nazionale). E poi è arrivata la sconfitta con due tie-break contro Jamie Murray e Michael Venus, e anche la coppia anglo-neozelandese non è di quelle di poco conto.

In buona sostanza, non appare così semplice risolvere il fattore doppio se ci si dovesse arrivare. Vero è che anche dalle parti olandesi qualche dubbio potrebbe esserci: presi da soli Wesley Koolhof e Jean-Julien Rojer sono forti nella specialità, ma insieme hanno giocato con costanza solo nel 2021, senza raccogliere sostanzialmente nessun risultato significativo. Una questione che può creare dei veri paradossi.

Foto: LaPresse