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Ciclismo

Riccardo Magrini: “Mi aspetto qualcosa da alcuni italiani, mi piace Marcellusi. Su Milan e Tiberi…”

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Riccardo Magrini

Archiviato il Giro di Lombardia 2023, ne abbiamo approfittato per parlarne con la voce tecnica di Eurosport, Riccardo Magrini: “E’ stato un bel Lombardia, c’era tanta attesa per questo scontro tra titani con Evenepoel, Roglic e Pogacar. Non sono state disattese le aspettative, trovando sul percorso anche altri corridori che si sono distinti, come Vlasov e Bagioli. E’ stato bello e divertente commentare la ‘Classica delle foglie morte’, che chiude una grande stagione. E’ stata una corsa combattuta soprattutto sul Ganda, che era il punto focale del percorso. Pogacar ha vinto poi in un modo diverso rispetto alle sue capacità, andando via in discesa“.

Andrea Bagioli 1° al Gran Piemonte e 2° al Lombardia: l’Italia ha trovato il corridore da Classiche che cercava? Cosa è scattato dentro di lui e cosa pensi possa fare alla Lidl-Trek dal 2024?

“Adesso serve la continuità per dimostrarlo, ma ha tutte le caratteristiche per essere un corridore da Classiche. Bagioli, oltre ad essere veloce, è un corridore che può ambire a vincere anche qualche Classica. E’ maturato, è consapevole dei suoi mezzi, spesso è stato sacrificato per altri, ma cambiando squadra credo possa dire la sua, ci deve credere perché ha tutte le carte in regola. Un secondo posto dietro a Pogacar vale tanto, soprattutto dopo una settimana bellissima con il terzo posto alla Coppa Bernocchi e la vittoria al Gran Piemonte”.

Antonio Tiberi continua a fare dei passi avanti: top20 alla Vuelta, protagonista anche al Lombardia. Per lui vedi una carriera da capitano nelle corse a tappe o da gregario di lusso?

“Tiberi è un corridore ancora tutto da scoprire, ha fatto bene nel suo ruolo di gregario. Da gregario a capitano cambia tantissimo, ci sono stati ottimi gregari che poi da capitani hanno fallito. E’ un corridore giovane che ha dimostrato di avere dei numeri, ma aspettiamo e vediamo cosa verrà fuori”.

Nel 2022 avevi indicato i nomi di sette corridori italiani da cui ti aspettavi molto: Bagioli, Tiberi, Conci, Covi, Fortunato, Piccolo e Piganzoli. I primi due li hai azzeccati, Piganzoli è arrivato sul podio all’Avenir. Ora puoi fare altri 7 nomi per il 2024?

“Nella prossima stagione mi aspetto qualcosa sempre da questi ragazzi, tolto Conci che comunque non è più giovanissimo. Milesi può fare bene l’anno prossimo e mi piace anche Marcellusi, ha delle buone qualità”.

Milan non si è praticamente più visto dopo il Giro d’Italia. Ti aspettavi che patisse così tanto lo sforzo? Cosa ti aspetti da lui?

“Per Milan vale lo stesso discorso di Ganna. A volte si creano delle aspettative che non corrispondono alla realtà: ci vuole un po’ di pazienza. Il problema di questo ciclismo è che appena qualcuno fa qualcosa di buono diventa il nuovo campione, ma poi manca la continuità. Preferisco corridori che si piazzano costantemente, e ogni tanto può arrivare anche il successo, rispetto a chi vince e poi sparisce. Milan secondo me non è un velocista, è un corridore che ha nel passo e nella velocità un grande pregio, però deve ancora imparare tanto e maturare”.

Filippo Ganna sta ormai diventando un corridore da corse di un giorno. Secondo te il 2024 può essere l’anno buono per la Parigi-Roubaix, oppure il suo obiettivo principale saranno le Olimpiadi?

“Pippo è un corridore che può vincere una Grande Classica, l’ho sempre detto e lo sta dimostrando. Va lasciato tranquillo e sa lui dove mettere le ruote, ma è un corridore che può vincere corse come la Sanremo e la Rouabaix. Le Olimpiadi chiaramente saranno un grande obiettivo e non solo per lui, ma per tutto il quartetto azzurro”.

Secondo te, da quando Salvoldi è il ct della Nazionale juniores, è cambiato qualcosa (in meglio) a livello di settore giovanile per l’Italia? D’altronde la generazione attuale delle donne si deve a lui…

“Per il settore giovanile in Italia non basta un ct. Per cambiare qualcosa bisogna partire dalla base, Salvoldi sta facendo un bel lavoro, ma fa il selezionatore. E’ preoccupante la situazione del settore giovanile di base, mancano le competenze e il dialogare con i ragazzi”.

Qualcuno sostiene che Evenepoel non abbia le caratteristiche da corridore da corse a tappe: tu come la vedi?

“Al momento ha vinto una Vuelta, quindi è un corridore che si adatta anche alle corse a tappe, ma su alcune salite deve ancora dimostrare. E’ un ragazzo giovane di 23 anni e ci vuole, anche qui, calma, ma è senza dubbio un fuoriclasse”. 

Nel ciclismo ormai vincono sempre gli stessi le Monumento importanti e i Mondiali: Pogacar, Van der Poel, Roglic, Van Aert, mentre c’è anche Vingegaard nelle corse a tappe. Questo toglie interesse o lo accresce?

“Cresce sempre di più l’interesse, perché si creano delle preferenze tra i tifosi e questo è il succo e il senso dello sport. Le rivalità sono sempre esistite e abbiamo un bel gruppo di corridori che ci fanno divertire”.