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Ciclismo

Christophe Laporte, la sorpresa francese agli Europei. Van Aert eterno secondo: cosa ha sbagliato sul Col du VAM

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Wout van Aert LP

L’ottava edizione dei Campionati Europei di ciclismo su strada ha incoronato Christophe Laporte, vincitore della prova in linea. Con la solita strategia estremamente offensiva, che già aveva aiutato Julian Alaphilippe a prendersi due maglie iridate, la formazione transalpina guidata dal CT Thomas Voeckler è riuscita a salire anche sul tetto del continente.

Il francese della Jumbo-Visma è stato il promotore dell’azione decisiva che, all’ingresso della penultima tornata, ha creato il gruppetto dei dieci corridori in grado di giocarsi la vittoria. Non contento e deciso a non rischiare allo sprint, lo stesso Laporte ha attaccato a 12 km, riuscendo ad evadere per l’azione solitaria e vincente.

Arrivato con 10” di vantaggio ai piedi dell’ultimo passaggio sul Col du VAM, l’impresa sembrava ormai comodamente completata con successo, prima che partisse l’ultimo sforzo degli inseguitori. In particolare è il belga Arnaud de Lie che spende tutto quello che ha per riportare Wout van Aert sotto al fuggitivo. Quest’ultimo può lanciare il suo sprint, si accoda a Laporte, ma non riesce a superarlo.

Per il belga dunque l’ennesimo amaro secondo posto in una corsa di livello così prestigioso, che si unisce a quelli ottenuti al Mondiale (anche a cronometro), alle Olimpiadi, alla Parigi-Roubaix, al Giro delle Fiandre ed un po’ sparsi su tutto il calendario delle due ruote (compresi quelli ottenuti nel ciclocross).

La domanda che ci si pone, come anche in altre occasioni, è, cosa avrebbe potuto fare Wout van Aert per cercare l’agognato successo? L’impressione è che anche stavolta il belga non abbia sbagliato granché, partendo apparentemente nel momento giusto e forzando sul tratto più esigente. Ancora una volta Van Aert ha trovato qualcuno che ha avuto un grammo di energia più di lui nel finale, e che inoltre è riuscito a gestirsi perfettamente.

Visto invece il finale e l’azione travolgente del giovane De Lie, la domanda più interessante è forse: le cose potevano andare diversamente per il Belgio a ruoli invertiti? Dopo aver tirato a lungo per quasi 10 km, dopo aver accelerato furiosamente per lanciare il suo compagno, De Lie è riuscito a rimanere con i tre migliori, sprintando per la quarta posizione. Non avremo mai una risposta a questa domanda, che si unisce però al lungo filone dei “se” e dei “ma” in casa Belgio nelle grandi competizioni.

Foto: LaPresse