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Nuoto

Nuoto, la rana femminile è tornata a correre. Servirà la miglior Benedetta Pilato di sempre nel 2024

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Martina Carraro

C’era una volta la rana azzurra capace di salire sul podio in tutte le manifestazioni internazionali e soprattutto negli ultimi due Mondiali (argento e bronzo Pilato e Carraro a Gwangju, oro Pilato a Budapest, da aggiungere il settimo posto di Carraro a Tokyo). Oggi si è chiusa probabilmente un’epoca visto che a Fukuoka di italiane in finale nei 100 rana non ce ne saranno.

Non si può certo parlare di “crisi” della rana azzurra perchè il livello è molto alto e non è certo una gara a fare la differenza, però sicuramente la rana mondiale ha fatto un salto in avanti nell’ultima stagione e quella italiana è riuscita solo in parte a stare al passo, per tanti motivi. L’assenza di Benedetta Pilato nella distanza olimpica è il primo e forse più importante perchè regalare un campione iridato alla concorrenza è un dazio pesante da pagare.

All’appello manca l’atleta che se l’è giocata con tutte a livello mondiale negli ultimi quattro anni, ha messo paura a Lilly King, l’ha battuta, ha battuto la rientrante Meylutyte, ha respinto gli assalti delle rivali di turno e adesso, un po’ per forza, un po’ per volontà, si è presa un anno di pausa dalla specialità su cui si concentrerà in vista del prossimo anno.

Quando il gatto manca, in questo caso, i topi smettono di ballare. Lisa Angiolini, dopo l’exploit dell’anno scorso e la conferma arrivata, con tanto qualificazione iridata, a Riccione in aprile, non è riuscita ad esprimersi sui suoi livelli abituali, Martina Carraro è in bilico fra 100, 200 (distanza di cui è vice-campionessa d’Europa) e l’abbandono dell’attività, Arianna Castiglioni ha cambiato troppo nelle ultime due stagione e deve ritrovare una stabilità che le permetta di essere ancora competitiva.

Nel frattempo Ruta Meylutyte, nella manifestazione in cui due emergenti come Van Niekerk ed Elendt, si danno di nebbia già in batteria, rischia di andare a prendersi quello che ha lasciato sul piatto dal 2015 allo scorso anno, cioè tutto. Lilly King è sempre sul pezzo, l’irlandese McSharry cresce gara dopo gara. Tutte, o quasi, nuotano sotto l’1’06” con frequenza quasi totale e pensare di andarsi a giocare qualcosa di importante senza abbattere questa soglia è pura utopia. Il nuoto italiano ci ha insegnato a risorgere anche qualdo le cose in qualche specialità non andavano bene. Manca un anno, bisogna rimboccarsi le maniche.

Foto Gian Mattia D’Alberto – LaPresse