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Ciclismo

Pagelle Parigi-Roubaix 2023: bravo Filippo Ganna, ma non era da vittoria. Philipsen più di un velocista

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Filippo Ganna

PAGELLE PARIGI-ROUBAIX 2023 

Mathieu Van der Poel, 9: ha corso con coraggio, attaccando a ripetizione e, probabilmente, spendendo sin troppo in taluni momenti della corsa in cui non sarebbe stato necessario. Generoso e forse poco accorto tatticamente, ha vinto con merito. Chissà come sarebbe finita però senza la foratura di Van Aert che gli ha spianato la strada…Restano Liegi-Bastogne-Liegi e Giro di Lombardia per completare il cerchio e vincere tutte le Classiche Monumento. Per riuscire a vincerle dovrà in qualche modo evolversi ed effettuare anche qualche cambiamento dal punto di vista fisico. Difficile, ma non impossibile. A nostro avviso per lui la Classica delle Foglie Morte sarà la più difficile da aggiungere al palmares.

Wout Van Aert, 8: oggi aveva corso in maniera ineccepibile. Sempre a ruota di Van der Poel, nascosto e poco appariscente, sino alla rasoiata sul Carrefour de l’Arbre. È vero che Van der Poel era riuscito a rientrare sul belga, tuttavia i due grandi rivali, con ogni probabilità, sarebbero andati insieme sino al traguardo: chissà lo sprint a due come sarebbe finito. La foratura odierna farà capolino a lungo negli incubi notturni del capitano della Jumbo-Visma.

Jasper Philipsen, 8: molto più che un semplice velocista, peraltro tra i migliori al mondo. Chiude in seconda posizione dopo aver lavorato a lungo per il capitano Van der Poel, anche rompendo i cambi tra gli inseguitori. Il Belgio ha una fucina di uomini da corse di un giorno inesauribile. Oggi ne ha piazzati due sul podio, ma a vincere è stata l’Olanda.

Mads Pedersen, 7: vorrei, ma non posso. Si vede che le gambe non seguono i dettami della testa. Di sicuro ha pagato l’enorme sforzo per rientrare in solitaria sui migliori dopo essersi fatto sorprendere nella Foresta di Arenberg. Comunque un 4° posto di grande sostanza.

Filippo Ganna, 7: ha corso una Parigi-Roubaix da protagonista, questo è innegabile. Non ha però mai dato veramente la sensazione di poterla vincere. Resta il problema endemico del guidare la bici: nelle curve in pavé faceva troppa fatica rispetto ad esempio ad un Van der Poel che invece si esaltava. Si parla tanto di multidisciplinarietà, senza mai specificare come chi arrivi da ciclocross o mountain bike abbia un vantaggio rispetto ai pistard nella conduzione naturale del mezzo. Inoltre al classe 1996 sono mancati i cambi di ritmo: aveva il passo per tenere le ruote dei migliori, ma non la brillantezza per accelerare. Questa corsa è comunque nelle sue corde e potrà riprovarci in futuro. Di sicuro è l’unico italiano da Classiche: non si intravede davvero nulla alle sue spalle, quindi teniamocelo stretto.

Stefan Kueng, 7: stesso discorso di Ganna. Un grande cronoman, adatto alle pietre, ma senza il necessario cambio di marcia in questa edizione. La top5 è comunque un investimento per i prossimi anni.

John Degenkolb, 6.5: viene messo fuori gioco da una caduta sul Carrefour de l’Arbre dopo un contatto spalla a spalla con Van der Poel. Sin lì il veterano tedesco, che questa corsa la vinse nel lontano 2015, era stato encomiabile: per lui la settima posizione è comunque un grande risultato.

Matteo Trentin, 5: aveva la grande occasione da capitano alla UAE Emirates, ma non ha saputo sfruttarla, staccandosi dalle posizioni che contano sin dalla Foresta di Arenberg. Ad ormai quasi 34 anni è sempre più proiettato verso la dimensione di uomo squadra (locuzione elegante per descrivere il “gregario”).

Gianni Moscon, senza voto: alla Parigi-Roubaix 2021, quella vinta da Sonny Colbrelli, cadde quando si trovava solo al comando e, con ogni probabilità, avrebbe vinto. Da allora non si è mai più ripreso. A quasi 29 anni il meglio della carriera sembra ormai alle spalle per uno dei pochi talenti che il ciclismo italiano ha sfornato nel passato recente, purtroppo mai veramente sbocciato a causa di svariate problematiche. Oggi ha concluso 36°, in linea con le aspettative della vigilia.

Foto: Lapresse