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MotoGP, Ducati lepre anche ad Austin. Sprazzi di Honda, Yamaha col fiatone

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Francesco Bagnaia

È andata in archivio la prima giornata del GP delle Americhe, terza tappa del Mondiale di MotoGP. Il venerdì di Austin ha stabilito i 10 piloti ammessi di diritto al Q2 e fornito un primo responso su quelli che potranno essere i valori in campo quando si comincerà a fare sul serio, ovverosia dalle qualifiche, atte a determinare le griglie di partenza della Sprint di sabato e del Gran Premio di domenica.

Alla luce di quanto ammirato quest’oggi, sono due i piloti ad aver convinto maggiormente. Jorge Martin e Francesco Bagnaia, che non per caso occupano le prime due posizioni della classifica combinata. Il dato va sottolineato, perché entrambi hanno lavorato soprattutto in ottica long-run, lasciando però il segno anche sul giro secco nel momento in cui hanno dovuto cercare la prestazione pura. Insomma, un segnale eloquente di come il madrileno e il piemontese appaiano un filo sopra tutti gli altri.

Ducati domina la scena, seppur meno di altre volte. Ci sono quattro centauri di Borgo Panigale nei primi cinque, ma sono anche i soli nella top-ten. Importante conferma per Alex Marquez, totalmente rivitalizzato rispetto al 2022. Nei time-attack ha impressionato Luca Marini. Il venticinquenne del team Mooney andrà pesato sul passo, ma si propone come credibile candidato alla pole position.

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Ruoli invertiti rispetto alle prime due gare nel Team Mooney VR46. Il grande assente del venerdì di Austin è Marco Bezzecchi, sembrato “sulle uova” nel contesto texano. Il leader della classifica iridata dovrà addirittura passare dalle forche caudine del Q1, essendo rimasto fuori dalla top-ten dei dieci uomini più rapidi. In generale, al ventiquattrenne riminese è sempre mancato qualcosa. Sia rispetto a colui con cui condivide il box, sia rispetto a diversi compagni di marca. Sarà una serata di riflessione per Bez e il suo ingegnere. C’è un gap da colmare dai migliori.

Per il resto, Aprilia può ritenersi relativamente soddisfatta. Il Circuit of the Americas è spesso risultato indigesto alla Casa di Noale. Oggi, invece, Maverick Viñales e Aleix Espargarò si sono tenuti in piedi. Ambedue sono nella top-ten della classifica combinata. Va benissimo così. Honda funziona a corrente alternata. O meglio, ogni tanto si accende, senza però riuscire a trovare continuità. Oggi ha brillato Alex Rins, che ad Austin storicamente si trova bene. Anzi, il ventisettenne catalano è l’unico centauro ad aver già vinto da queste parti a essere al via dell’edizione 2023. È altalenante e propenso all’errore, lo sappiamo, ma quando è in giornata è difficile da battere. Quindi, occhio a lui. È da corsa.

La FP1 aveva generato legittime speranze in casa Yamaha, con Fabio Quartararo tornato improvvisamente al vertice sia in termini di ritmo-gara che di performance pura. Cionondimeno, c’è il rischio che si sia trattato di un fuoco di paglia. Nel pomeriggio texano, la M1 è rientrata nei ranghi. L’accesso diretto al Q2 è il minimo sindacale, ma mezzo secondo di distacco dalle Ducati più rapide è tanto, forse troppo per ambire a un GP da protagonisti.

Ricapitolando, Bagnaia e Martìn un passo avanti rispetto a tutti gli altri, poi tanto equilibrio. Per il ruolo di terza forza, si sta forse con qualche spagnolo (più Rins di Marquez minore, ma siamo lì). Marini possibile outsider almeno in qualifica e Bezzecchi al momento impalpabile. Domani avremo conferme o ribaltoni? A complicare le cose ci sarà la variabile impazzita del meteo. Non tanto per la pioggia, bensì per altre dinamiche. Il sabato è annunciato caldo, con la colonnina di mercurio destinata a superare i 30°C. Tuttavia, nella notte su domenica si prevede un drastico calo delle temperature. Se dovesse essere confermato, allora il Gran Premio si potrebbe correre con 10 gradi in meno rispetto alla Sprint e soprattutto tanto vento a disturbare i piloti.

Foto: MotoGPpress.com