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Editoriali

Jannik Sinner non merita il tiro al…’piccionner’! Chi critica è cieco dinanzi a numeri incontestabili

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Jannik Sinner

Jannik Sinner, di settimana in settimana, sta rendendo il tennis uno sport popolare in Italia come probabilmente non lo era mai stato nella storia. Nell’epoca d’oro dei Panatta, Bertolucci e Barazzutti, o ancor prima di Nicola Pietrangeli, si trattava di una disciplina pressoché elitaria, che di certo non scaldava i cuori e gli animi delle folle. Poi è arrivato questo ragazzo umile con i capelli rossi, affiancato anche da Matteo Berrettini e Lorenzo Musetti, e d’improvviso è cambiato tutto. Anche chi prima non aveva mai seguito una partita di tennis, pian piano ha iniziato ad avvicinarsi ed a conoscere i nuovi protagonisti azzurri. Sinner sta diventando per questo sport ciò che sono stati in passato Alberto Tomba per lo sci alpino, Marco Pantani per il ciclismo o Federica Pellegrini per il nuoto. Questo è sicuramente un bene, che alla lunga porterà dei benefici all’intera crescita del movimento. Eppure, nell’era dei social network, non manca anche un lato oscuro e negativo.

Esiste un problema di fondo. Tanti di questi ‘nuovi appassionati’ conoscono solo marginalmente la materia, per non dire che la ignorano tout court. Tutti si sono resi conto delle qualità tecniche e caratteriali di Sinner, talmente evidenti che persino un neofita farebbe fatica a non notarle. Dunque ci si aspetta in automatico vittorie a raffica. L’italiano medio, che attende in campo maschile uno Slam da quasi mezzo secolo, ora pretende Masters1000 e Major a ripetizione, possibilmente nel minor tempo possibile. E l’onere di riuscirci ricade chiaramente tutto sulle spalle del nativo di San Candido! Per questo si passa dall’estasi totale delle vittorie al vile e sconclusionato tiro al piccione quando le cose vanno male. Anzi, sarebbe meglio dire tiro al ‘piccionner’.

Ebbene sì: sembrerà incredibile, ma Sinner è già stato etichettato come ‘perdente’, perché sin qui non ha ancora vinto né un Masters1000 né uno Slam. Qualcuno lo reputa persino inferiore allo spagnolo Carlos Alcaraz ed al danese Holger Rune, non solo perché di due anni più giovani, ma anche perché vantano nelle loro bacheche titoli di prestigio che all’italiano ancora mancano. Si tratta di giudizi privi di fondamento ed in antitesi con la realtà dei fatti.

I numeri, d’altronde, parlano per Jannik Sinner e nessuno può contestarli. Da inizio stagione ha già guadagnato 9 posizioni nel ranking ATP, salendo dal 17° all’8° posto. Nella classifica ATP Race l’altoatesino è addirittura 3°. Sapete cosa significa? Che come rendimento complessivo, nel 2023, finora solo il russo Daniil Medvedev ed il serbo Novak Djokovic hanno fatto meglio di lui. L’italiano ha compiuto passi da gigante sotto tutti gli aspetti, a cominciare da quello fisico. Il suo gioco è diventato più completo e vario, sebbene taluni dettagli abbiano ancora bisogno di essere oliati. Peraltro ha raggiunto una continuità di rendimento straordinaria, come testimoniano le tre semifinali consecutive maturate in tornei Masters1000, senza dimenticare una conclamata poliedricità su tutte le superfici. Se il trend di crescita proseguirà senza intoppi, l’approdo in top5 sarà solo questione di tempo.

È vero che Sinner non ha ancora vinto un 1000 o uno Slam, ma ricordiamoci che ha appena 21 anni: una sconfitta non può essere la fine del mondo, la vita continua e, per sua fortuna, ha davanti ancora due lustri abbondanti di carriera per cercare di scrivere il proprio nome negli albi d’oro più prestigiosi. Alcaraz e Rune vinceranno più di lui? Noi non abbiamo né la certezza di questo né, soprattutto, la sfera di cristallo, sappiamo anzi per esperienza quanto possano rivelarsi fallaci le sentenze affrettate. Più semifinali e finali giochi, più aumentano le possibilità che prima o poi arrivi il tuo momento: è la legge dei grandi numeri.

Sinner ormai sempre più spesso giunge in fondo ai grandi tornei: con l’esperienza imparerà anche a gestire certe situazioni che ancora lo vedono impreparato e gli impediscono di salire l’ultimo gradino. Un esempio? Il comportamento di Holger Rune (se corretto o meno, lo lasciamo giudicare a voi) con il pubblico a Montecarlo  lo ha certamente condizionato in negativo, portandolo a cedere un secondo set che aveva faticosamente rimesso in piedi. Il tennis non è solo tattica o tecnica, ma sovente le partite si decidono per gli aspetti emotivi: l’azzurro saprà fare tesoro anche di questa lezione. Perché da ogni sconfitta Sinner è sempre uscito più forte. Non si abbatte, anzi impara e cerca di capire cosa non ha funzionato.

La cultura del lavoro e una forza mentale fuori dal comune sono la garanzia che questo ragazzo lotterà per tanto tempo per i traguardi massimi del tennis. Quando Novak Djokovic aveva 22 o 23 anni, quanti si sarebbero aspettati che, alla lunga, avrebbe superato Roger Federer e Rafael Nadal? Poi dai 25 anni è cominciata un’altra storia…Non è una sconfitta che definisce un atleta, ciò che conta è il suo percorso ad ampio raggio. Sinner sa di aver imboccato la strada giusta, i risultati gli stanno dando ragione, ma al tempo stesso è consapevole, come ripete spesso il suo staff, che servono ancora un paio d’anni affinché la macchina riesca a girare con il motore a pieni giri.

Foto: Lapresse