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Tennis, Mattia Bellucci: “Obiettivo top100. A Sinner e Berrettini ‘ruberei’ due cose. La Federazione aiuta i giovani”

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Mattia Bellucci

Un protagonista azzurro della scorsa annata del tennis è sicuramente stato Mattia Bellucci. Il classe 2001, nativo di Busto Arsizio ma cresciuto a Castellanza, nel 2022 ha scalato circa 500 posizioni, terminando l’anno al numero 153 del ranking ATP, tra l’altro non disputando una partita nel circuito maggiore e ottenendo la vittoria in due tornei a livello Challenger e cinque titoli ITF; una bella soddisfazione per il figlio d’arte (il padre Fabrizio è maestro nazionale) che da quando si è unito nell’estate del 2021 alla MXP Tennis Academy ha avuto una crescita sicuramente non indifferente. Mattia però non vuole ovviamente fermarsi qui.

L’inizio del suo 2023 ne conferma le buone intenzioni. Il classe 2001 è stato l’unico degli 11 italiani presenti nel tabellone di qualificazione a ottenere il pass per il tabellone principale dell’Australian Open e non ha certo sfigurato nel suo primo turno del main draw, perso con dignità, con il francese Benjamin Bonzi. Mattia Bellucci si è raccontato in esclusiva a OA Sport, parlandoci dei suoi obiettivi e su cosa deve principalmente lavorare.

Come giudichi questo tuo primo scorcio di stagione?
È stato sicuramente un inizio di stagione positivo. Dopo un primo turno di qualificazione vinto a Pune e una sconfitta con Ramanathan, che in quelle condizioni era un avversario ostico, siamo riusciti a qualificarci all’Australian Open vincendo delle buone partite, e comunque giocando un discreto primo turno contro Bonzi: ho avuto discrete sensazioni ed è stato un torneo di qualità. Il primo Slam, qualificarsi… è ciò a cui si aspira, no? E quindi è stata un’esperienza incredibile dal punto di vista emotivo e personale, perché comunque è il sogno di ogni bambino poter essere in tabellone di uno Slam, e poi anche dal punto di vista tennistico perché ho vinto delle buone partite. Anche nel primo turno di tabellone nonostante la sconfitta, siamo riusciti e stiamo cercando di prendere i lati positivi di ogni risultato e anche ovviamente i lati e gli aspetti da migliorare di più, che in una partita da 3 su 5 sono stati assolutamente in evidenza“.

Ti sei qualificato per la prima volta per il tabellone principale di uno Slam agli Australian Open: nel primo turno contro Bonzi in cosa hai capito di dover ancora migliorare?
Sicuramente a livello fisico dobbiamo fare uno step importante e infatti stiamo lavorando molto su questo, nelle due settimane precedenti abbiamo lavorato molto a livello fisico, a casa, dal punto di vista della resistenza soprattutto, perché comunque giocare 3 set su 5 è diverso. Spero di poter avere l’occasione di potermi confrontare con altri grandi giocatori in un 3 su 5, molto presto, perché comunque sono partite che ti danno tantissimo, e per me avere la possibilità di giocarne una subito alla prima esperienza Slam è stata un’opportunità incredibile“.

Quali sono i tuoi punti di forza e quali quelli deboli?

I miei punti di forza sono sicuramente il servizio, che per l’altezza che ho è comunque un colpo importante, il rovescio e credo a livello mentale di essere un discreto giocatore, stiamo lavorando tantissimo sul diritto da circa un anno e mezzo, da quando ho iniziato a lavorare con Fabio, il mio allenatore. Dal punto di vista fisico devo sicuramente fare degli step importanti e quindi cerchiamo sempre di progredire“.

La top100 a fine anno è il tuo obiettivo o non ti accontenti?
Assolutamente la top100 è il mio obiettivo, comunque credo che sia già un obiettivo importante quello, perché 45-50 posizioni non sono scontate, anzi, tutt’altro, è difficilissimo perché alla fine dell’anno ho da confermare un sacco di punti. Un altro obiettivo è cercare sempre di giocare il maggior numero di partite a livello ATP con giocatori di questo calibro e provare a confrontarmi con gente sempre più forte per acquisire un bagaglio di esperienze importanti e dall’altra parte comunque crescere dal punto di vista tennistico dato che queste partite fanno crescere moltissimo“.

Cosa ‘ruberesti’ a Sinner, Berrettini e Musetti. Ti ispiri a loro?
Sicuramente in Sinner e in Musetti la precocità nell’emergere, ma soprattutto nell’allenarsi costantemente con un senso, fare una programmazione di un certo tipo e quindi diciamo spingere per diventare davvero giocatori professionisti al 100% da subito, da quando erano molto piccoli. Perché io ho sempre fatto il mio percorso, ho fatto anche tanti tornei internazionali, però erano più fatti per l’esperienza più che per magari fare una programmazione come si deve e mettere in fila allenamenti e partite di buon livello, loro l’hanno fatto già da piccolini, e questa cosa mi avrebbe aiutato molto. In Berrettini credo tantissimo l’aspetto fisico, perché sicuramente non mi farebbero male 10 cm in più almeno… e di conseguenza tutto ciò che ne consegue appunto. Berrettini ha una prestanza fisica importante. E comunque, essendo per me un buon colpo il servizio, credo che con una decina di cm in più sarebbe ancor più efficace. Più nello specifico ancora per Sinner e Musetti: per Sinner ho sempre visto, ma in realtà per tutti e due, una disponibilità al lavoro incredibile, che io sto sviluppando in questo periodo, in questi due anni, però per me è stata quasi una cosa nuova, perché ero meno abituato a lavorare così intensamente anche a livello fisico, quindi direi questo“.

Perché il tennis italiano sta producendo così tanti giovani interessanti?
Sicuramente il tennis italiano sta producendo tanti giovani perché abbiamo iniziato a guardare un po’ in casa nostra e non andare a ‘rubare’ alle altre nazioni, e perché la Federazione italiana sta facendo un ottimo lavoro con noi giovani e con i raduni a Tirrenia dando supporto tecnico quando siamo in giro, con l’organizzazione di tantissimi tornei a livello Challenger, a livello Futures (dal 2019 chiamati tornei ITF, ndr), e anche a livello ATP perché comunque anche l’anno scorso ci sono stati diversi tornei ATP, quindi sicuramente quello è un punto di forza e diciamo un grande vantaggio per noi giovani perché abbiamo un grande supporto dal punto di vista federale“.

La tua superficie preferita?
La mia superficie preferita è il cemento, anche se abbiamo lavorato parecchio l’anno scorso per continuare il nostro percorso anche sulla terra, nel senso che io non sono mai stato abituato particolarmente a giocare tornei internazionali o tornei pro sulla terra, e comunque abbiamo fatto 4-5 mesi di programmazione l’anno scorso sulla terra e questa cosa mi ha aiutato molto, mi ha aiutato anche quando sono tornato sul cemento, infatti quando ho fatto la transizione da terra e cemento i risultati sono stati comunque ottimi“.

Quali tornei farai nei prossimi mesi?
Adesso siamo in trasferta in America, e giocherò sei settimane qui, ho iniziato con l’ATP 250 di Delray Beach, poi c’è il Challenger di Monterrey, in Messico, e poi c’è Waco, sempre Challenger in Texas, e poi ci sono Indian Wells, le qualificazioni, il Master 1000, e poi un Challenger di alto livello a Phoenix, e poi di nuovo Master 1000 a Miami“.

Foto: LivePhotoSport