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Sci Alpino

Sci alpino, l’Italia non si è ancora ripresa dall’indigestione dei Mondiali 1996-1997? In ambito iridato, 26 anni di vacche magre

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Alberto Tomba

Dal 6 al 19 febbraio le nevi francesi di Courchevel e Meribel saranno il palcoscenico sul quale andrà in scena l’edizione 2023 dei Mondiali di sci alpino. Si comincerà, dunque, lunedì prossimo. L’Italia si presenta al via della manifestazione iridata con forti ambizioni, soprattutto nel settore femminile. Cionondimeno, è impressionante constatare alcune dinamiche relative al movimento azzurro del XXI secolo.

Uno dei dati più clamorosi è rappresentato dal fatto che, nel III millennio, vi sia una sola specialità in cui i maschi hanno saputo imporsi. Si tratta del Supergigante! Le affermazioni di Patrick Staudacher (2007), Christof Innerhofer (2011) e Dominik Paris (2019) sono le uniche del XXI secolo. In ogni altra disciplina si deve risalire letteralmente a tempi che furono.

Per esempio, in slalom e in gigante l’ultimo Campione del mondo italiano resta ancora oggi Alberto Tomba, grazie alla doppietta di Sierra Nevada 1996, dalla quale sono passati ormai 27 anni. “Après lui, le déluge” verrebbe da dire. Sei medaglie nelle discipline tecniche, ma due d’argento (Manfred Mölgg in slalom nel 2007 , Luca De Aliprandini in gigante nel 2021) e quattro di bronzo (Giorgio Rocca in slalom nel 2003 e 2005, il già citato Mölgg in slalom nel 2011 e in gigante nel 2013).

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Il caso della discesa libera, poi, è eclatante. Sono ormai trascorsi quasi tre quarti di secolo dall’affermazione di Zeno Colò. L’Italjet degli anni ’90 salì tre volte sul podio, così come nel III millennio hanno saputo fare Christof Innerhofer (bronzo 2011) e Dominik Paris (argento 2013). Il metallo più pregiato resta, tuttavia, una chimera da tempo immemore.

La situazione è ancor più clamorosa nel settore femminile. Dal 1997 in poi è arrivato solamente un oro mondiale, acciuffato da Marta Bassino nel farsesco parallelo di Cortina d’Ampezzo 2021.

Le quattro specialità propriamente dette, più la combinata, sono tabù nel XXI secolo. Anzi, in discesa libera si sta ancora aspettando l’erede di Paula Wiesinger, unica azzurra capace di fregiarsi del titolo iridato, nel remoto 1932.

In generale, fra le ragazze nel III millennio gli argenti e i bronzi non sono mancati, anzi abbiamo raggiunto la doppia cifra. Però il ciondolo aureo nelle discipline canoniche si nega ostinatamente.

Insomma, è come se l’Italia non si sia ancora ripresa dalla pantagruelica abbuffata del biennio 1996-1997 (sette ori nell’arco di due edizioni, con tanto di vittoria nel medagliere). Dal 1999 in poi il conto delle affermazioni ai Mondiali è arrivato a quattro.

Nel 2023 andrà meglio? Alla luce di quanto visto nella stagione corrente, chiudere la manifestazione iridata senza successi rappresenterebbe una disfatta, mentre un singolo titolo sarebbe il proverbiale “minimo sindacale”… Nell’arco di 20 giorni il responso delle piste.

Foto: La Presse