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Editoriali

Sci alpino, Federica Brignone e l’elogio della polivalenza. E ora l’Italia non deve porsi limiti

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Federica Brignone

Correva l’anno 2011 quando Olimpiazzurra era agli albori (nacque per la precisione l’11-11-2011) e una giovane Federica Brignone in un’intervista ci spiegava che “mi piacerebbe diventare polivalente, lavoro per questo. Vado forte in gigante, ma la mia disciplina preferita è il superG“. Di acqua ne è passata sotto i ponti, sono trascorsi più di due lustri da allora. Oggi la valdostana può considerarsi l’emblema stesso della polivalenza: mai nessuna italiana aveva raggiunto una competitività simile in ben quattro differenti specialità (è stata infatti capace di ottenere podi in discesa, superG, gigante e combinata). Non a caso è stata l’unica azzurra a vincere la Coppa del Mondo generale nel 2020 e l’agognata apoteosi in un grande evento è maturata, guarda caso, proprio in combinata, la disciplina che più di ogni altra premia le sciatrici eclettiche e poliedriche.

Poco meno del 25% dei suoi successi nel circuito maggiore, Federica Brignone li ha ottenuti in combinata: ben 5 su 21! E dire che questa disciplina non si disputa più in Coppa del Mondo da tre stagioni. Lo scorso anno, alle Olimpiadi di Pechino 2022, l’azzurra colse uno splendido bronzo in una specialità che, a questo punto e per il momento, collocherà al primo posto tra le preferenze personali.

Oggi Federica Brignone ha gareggiato per vincere ed è stato l’approccio a fare la differenza. Non le bastava una semplice medaglia d’argento o di bronzo, d’altronde era stata chiara in proposito nelle dichiarazioni della vigilia: “Una medaglia non aggiungerebbe nulla alla mia carriera”. Un oro però ti cambia la vita. E non è un caso che la classe 1990 abbia subito dichiarato che “ora non mi diranno più che mi manca l’oro”. La portacolori del Bel Paese ha disputato uno dei migliori superG della carriera, rifilando distacchi notevoli alla concorrenza. Poi ha attaccato senza remore anche in slalom, disputando ‘quasi’ la manche della vita (lo sarebbe stata senza un errore che per poco non ha vanificato tutto): il secondo tempo complessivo tra i pali stretti, a soli 4 centesimi dalla specialista Wendy Holdener, la dice lunga sul capolavoro realizzato.

L’assolo odierno è epocale per diversi motivi. In primo luogo l’Italia non aveva mai vinto un oro nella combinata femminile ai Mondiali. Inoltre in una rassegna iridata un titolo in una specialità olimpica femminile mancava addirittura dal 1997, quando Deborah Compagnoni dominò in gigante e slalom, mentre Isolde Kostner piantò la bandiera in superG. Il titolo di Marta Bassino in parallelo a Cortina 2021 maturò in una disciplina che non fa parte del programma a cinque cerchi.

Il Mondiale di sci alpino è dunque partito con il piede giusto per l’Italia: la medaglia d’oro odierna toglie un grande peso di dosso all’intera squadra, un po’ come accadde alle Olimpiadi di Tokyo 2020 nell’atletica dopo gli assoli nello stesso giorno di Marcell Jacobs e Gianmarco Tamberi. Federica Brignone, sulle ali dell’entusiasmo e con la spensieratezza di chi ha già la certezza di superare l’anno con un bell’8 in pagella, potrà riprovarci con fondate ambizioni in superG ed in gigante, ma chissà che non possa stupire persino in parallelo. Senza dimenticare Sofia Goggia, Marta Bassino, Elena Curtoni e, perché no, anche i velocisti e gli slalomisti in campo maschile. Perché questa Italia, soprattutto in campo femminile, ha il dovere di non porsi limiti.

Foto: Lapresse