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America’s Cup, come si costruisce una barca? Il racconto di Luna Rossa, il prototipo, lo shore team e la messa in acqua

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Luna Rossa

Luna Rossa si sta preparando per la America’s Cup 2024. Gli uomini guidati dallo skipper Max Sirena sono impegnati in una serie di allenamenti con il prototipo LEQ 12 a Cagliari, i dati raccolti durante queste uscite in mare serviranno a costruire la barca che sarà effettivamente protagonista tra poco più di un anno nella prossima edizione della competizione sportiva più antica al mondo. Ma come nasce una barca? Come lavora una squadra per riuscire a mettere in acqua uno scafo che sia performante per i massimi livelli agonistici? Un ruolo determinante è ricoperto dallo short team, quello che viene ritenuto il cuore pulsante di Luna Rossa, come ha spiegato il boat captain Michele Cannoni in una lunga analisi presentata sui canali ufficiali del sodalizio italiano.

La cosiddetta “squadra di terra” è composta da 35 persone, che hanno il compito di effettuare tutte le modifiche suggerite dai velisti o dal design team, oltre alle eventuali riparazioni al termine di una sessione di allenamento o di una regata. La realizzazione del prototipo ha richiesto un enorme sforzo da parte dello shore team che, prima ancora della costruzione, ha provveduto ad allestire le infrastrutture e i macchinari per renderla possibile. Cannoni ha spiegato il processo: “Nelle tende normalmente adibite all’alaggio, al varo e alla manutenzione, abbiamo costruito due forni paralleli per laminare scafo e coperta. Per fare questo siamo partiti da zero: abbiamo messo in bolla il terreno, realizzato la struttura portante con adeguata coibentazione e progettato e costruito i sistemi di umidificazione e riscaldamento per “cucinare” la barca“.

Il boat captain si è soffermato anche sui vari turni di lavoro: “Durante la costruzione dei forni facevamo orari “normali”; appena abbiamo iniziato la laminazione, invece, i boat builder (12 persone) seguivano uno schedule indipendente lavorando fino a 12 ore al giorno (sempre diurne). Mentre si dipingeva la barca (circa 10 giorni di lavoro) bisognava finire l’istallazione interna, quindi avevamo il dipartimento di meccatronica che lavorava di giorno e i pittori che facevano il turno di notte“.

Tra l’altro è lo stesso Cannoni che, insieme a Giuseppe Acquafredda e Shannon Falcone, gestisce il delicato momento della messa in acqua della barca: “L’albero viene agganciato a una gru e messo in posizione in un punto preciso sotto al quale verrà spinta la barca (che è su un carrello). L’albero rotante poggia su una sorta di palla, ma avendo un rake (inclinazione verso poppa) molto accentuato, è cruciale che si posizioni perfettamente; immediatamente dopo si montano lo strallo di prua e le sartie e si trasporta la barca armata al pontile. A quel punto – un po’ come sugli aerei prima del decollo – entrano in gioco il reparto di meccatronica che controlla tutti i sistemi (flap, arm, foil ecc) e subito dopo i velisti che faranno il check finale prima di iniziare la sessione in mare“.

Sul finire Cannoni esprime chiaramente il suo sogno: “È un lavoro bellissimo, ma non facile. Hai poco tempo per la vita “normale”, ma quando brindi a una vittoria, quello ti ripaga di tutto. Devi avere passione e una forte motivazione: la mia è vincere l’America’s Cup“.

Foto: Ivo Rovira/America’s Cup