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Short track, Arianna Fontana cambia nazionalità? “Promesse non mantenute dalla FISG, fiducia irrecuperabile”

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Arianna Fontana

Ricorderete le aspre polemiche seguite alle Olimpiadi Invernali di Pechino 2022 tra Arianna Fontana e la Federazione Italiana Sport del Ghiaccio. Tra la bi-campionessa olimpica dei 500 metri e la FISG, invero, i rapporti sono tesi da tempo: bisogna risalire sino al 2014, ma si potrebbe andare anche oltre. Si pensava che, in vista dei Giochi casalinghi di Milano-Cortina 2026, si potesse quantomeno raggiungere una tregua che accontentasse tutti, magari con la mediazione determinante del presidente del CONI Giovanni Malagò. Ciò non solo non è avvenuto, ma pare si sia giunti addirittura al punto di non ritorno.

In un post pubblicato sul proprio profilo Instagram, Arianna Fontana ha infatti lasciato trapelare l’ipotesi, neanche troppo velata, di cambiare nazionalità: “Lascio Salt Lake City dopo aver rimesso i pattini ed esplorato nuove opzioni. Ho deciso di aggregarmi al viaggio che Anthony aveva già in programma qui per vedere cosa hanno da offrire gli Stati Uniti e SLC nel caso dovessi continuare il mio viaggio olimpico. Vorrei ringraziare gli allenatori e i gruppi d’allenamento con cui ho pattinato mentre ero qui. Grazie per aver accolto me e il mio allenatore a braccia aperte.

È passato un po’ di tempo dall’ultima volta che vi ho aggiornato sui problemi che ho dovuto e devo affrontare. Purtroppo non ci sono state comunicazioni costruttive sulla mia partecipazione ai Giochi Olimpici del ‘26 da parte della FISG dopo che, dall’aprile scorso, ci sono state ammissioni, da parte del presidente della FISG, di errori commessi e fatto promesse che non sono mai state mantenute. Lo staff rimane, in parte, quello che ha permesso ad atleti di prendermi di mira durante gli allenamenti e questo non è accettabile.
La strada davanti a me non è facile, ma so che non tollererò più che il personale tecnico e federale prenda decisioni per isolarmi senza assumersi la responsabilità di queste decisioni.

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Alla base della nostra società c’è il senso di responsabilità nei confronti delle proprie azioni e parole. Non vedo perché dovrebbe essere diverso nello sport. Negare e non affrontare i problemi ha solo creato più problemi e so che non posso avere quel tipo di persone o problemi intorno a me se decidessi di continuare.

Questo non è mai stato un “anno sabbatico”, non ho gareggiato perché non posso giustificare di gareggiare per una federazione che condona comportamenti e decisioni dannose nei miei confronti. Finché quelle decisioni e azioni saranno approvate, non tornerò e se dovessi decidere di competere in futuro, il mio percorso sarà completamente separato da quello che il direttore tecnico e il suo staff hanno pianificato per il gruppo italiano. In quel caso, mi dispiacerà non allenarmi con il resto degli atleti italiani, ma la mia fiducia nello staff tecnico e federale è irrecuperabile.

Ho davanti a me decisioni importanti da prendere e tutte le carte sono sul tavolo, anche quelle che pensavo non avrei mai preso in considerazione“.

Ricordiamo che nel 2026 Arianna Fontana avrebbe quasi 36 anni, decisamente tanti per una pattinatrice su pista corta, eppure una campionessa del suo calibro avrebbe ancora il talento e l’esperienza per un ultimo colpo di coda. L’Italia può permettersi di perdere una simile campionessa, peraltro portabandiera nell’edizione delle Olimpiadi di PyeongChang 2018? Vedere eventualmente la bandiera a stelle e strisce di fianco al nome di Arianna Fontana rappresenterebbe una pessima figura per per lo sport italiano tout court. Uno scenario da evitare finché si è ancora in tempo. La sensazione è che la valtellinese abbia voluto lanciare un ultimatum disperato. A questo punto serve un compromesso a tutti i costi: è in gioco la credibilità del sistema.

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Foto: Lapresse