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Biathlon, Lisa Vittozzi ‘ricomincia da quattro’. L’Italia riparte da Ruhpolding sicura e rafforzata

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Lisa Vittozzi

La Coppa del Mondo di biathlon ha affrontato e superato il proprio giro di boa. Sono infatti andate in archivio 12 delle 21 gare valevoli per la Sfera di cristallo, poiché le quattro dei Mondiali non avranno valore per la classifica generale. In chiave Italia, l’appuntamento bavarese ha portato in dote massime soddisfazioni, soprattutto nell’ambito femminile. Tuttavia, si sono viste buone cose anche nel settore maschile.

VITTOZZI AMMANSISCE IL DEMONE

L’evento principale è rappresentato dal ritorno al successo di Lisa Vittozzi, capace di issarsi sul gradino più alto del podio a ben 4 anni di distanza dalla doppietta sprint-inseguimento centrata a Oberhof nel gennaio 2019. Al di là del risultato in sé, ragguardevole come tutte le affermazioni in Coppa del Mondo, le dinamiche più pregnanti sono la tempistica e il modo con cui è maturata la vittoria, ovverosia grazie a una sequenza immacolata al poligono nella gara immediatamente successiva alla debacle di Pokljuka.

Quattro “zero”, giunti dopo il “4” a terra in terra slovena, propedeutici a fregiarsi di un trionfo nel massimo circuito dopo quattro anni. Peraltro, la vittoria numero 4 è stata mancata di un’inezia nella mass start di domenica! Arriverà. Quando, non è dato a sapersi, ma l’intervallo temporale sarà certamente inferiore rispetto a quello intercorso tra la seconda e la terza. Chissà, magari passeranno solo 4 giorni? Sarebbe bello. La sappadina è stata capace di ammansire il “demone del primo poligono” da cui era stata spesso divorata nell’ultimo triennio.

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Riguardo Dorothea Wierer, non c’è nulla di nuovo da dire. Va però rimarcato come ci avesse abituati a partenze a razzo. Viceversa, quest’anno, ha assunto i connotati del diesel. Pur carburando più lentamente di altre, ha raggiunto il pieno regime. Significa essere da corsa per podio e successo in ogni gara. Come scritto a dicembre, non c’era ragione alcuna per dubitare di lei e della sua capacità di gestirsi. Non per caso ci si propone costantemente al vertice del biathlon per quasi un decennio. Dunque non c’è motivo di allarmarsi per il passaggio a vuoto nella partenza in linea. L’altoatesina c’è. Verosimilmente, ci sarà anche tra Anterselva e i Mondiali.

Samuela Comola è una certezza in staffetta ed è diventata carta da prime 30 nelle prove individuali. Peraltro, alla luce di quanto visto a Ruhpolding, è doveroso sottolineare come gli orizzonti della ventiquattrenne valdostana si stiano ampliando. Se ci riferiamo al contesto della 15 km, il suo potenziale potrebbe finanche essere da top-10. È ovvio come sia necessario lo shoot-out al tiro unito a un po’ di fortuna, ma il traguardo non le è più precluso a priori. Si tratta di una prospettiva assolutamente impensabile non più tardi di un paio di anni orsono. Chapeau per aver lavorato duramente allo scopo di salire di livello, riuscendoci con profitto.

Con due primedonne e un terzo violino solido, non sorprende che la staffetta sia tornata in grado di lottare per il podio in ogni contesto. Al riguardo, il quartetto azzurro per i Mondiali di Oberhof potrebbe essere già deciso. A Ruhpolding si è puntato su Rebecca Passler, portata in Baviera all’uopo. La giovane altoatesina ha risposto “Presente!”, fornendo quindi un rassicurante segnale dopo un periodo non felicissimo. Per l’Italia siamo a due podi con la medesima formazione, seppur schierata con un ordine diverso. Segnali spesso e volentieri non ignorati dallo staff tecnico.

Cionondimeno, Federica Sanfilippo ha ribadito di valere la zona punti e che, indipendentemente dall’età o dal percorso agonistico, una come lei farebbe comodo a tanti Paesi con meno abbondanza di quella di cui si gode attualmente alle nostre latitudini. Infine, il piazzamento della pur volenterosa Eleonora Fauner certifica tutta la differenza fra la Coppa del Mondo e l’Ibu Cup.

GIACOMEL ZITTISCE I DETRATTORI

Il settore maschile ricade solo apparentemente nel caso del “Im Westen nichts Neues”, ovvero del “Niente di nuovo sul fronte Occidentale”. Se i risultati sono per tutti stati in linea con quanto visto nelle tappe precedenti, bisogna comunque sottolineare come vi sia una generalizzata crescita di condizione nel mese di gennaio. C’è stato un progresso diffuso nella competitività sugli sci stretti, il che rappresenta un interessante viatico in vista degli appuntamenti venturi.

A proposito, occhio a Tommaso Giacomel ad Anterselva. Le piste altoatesine si addicono alle caratteristiche del ventiduenne trentino tanto quanto quelle di Pokljuka e Ruhpolding, dove è diventato un habitué dei quartieri nobili del massimo circuito. Quanto sta ottenendo è notevole se rapportato alla sua età. Pochi sono i coetanei alla sua altezza, situazione che si ripete ormai dal 2020.

Non c’erano dubbi in merito alle qualità del ragazzo, già protagonista assoluto e destinato a rimanerlo a lungo, con buona pace di chi, non più tardi di sette settimane fa, gli aveva appiccicato addosso l’etichetta di “bidone” dopo la tappa di Kontiolahti e ha improvvidamente rialzato la cresta dopo il mezzo passo falso nella mass start di Ruhpolding. Chi mette in croce un ragazzo di ventidue anni capace di chiudere metà delle gare nella top-10 o è in malafede o è completamente incompetente. Tertium non datur.

È infine necessario effettuare una breve analisi sulla staffetta, nella quale oltre a Giacomel ha brillato di luce propria anche Patrick Braunhofer. Il quartetto azzurro si è fregiato di un prestigioso 5° posto, che però non deve generare false speranze o esagerati entusiasmi. Il distacco dalle prime tre è siderale. Indi per cui, piazzamento a parte, essere outsider in chiave medaglia ai Mondiali non sarà affatto semplice.

Certo, se Lukas Hofer ritornasse abile e arruolabile, il valore complessivo del quartetto incrementerebbe. La condizione atletica del veterano altoatesino, alle prese con una perdurante tendinite, sarà comunque tutta da verificare. Le ultime voci di corridoio affermano come sta provando in ogni modo a imbastire il proprio esordio stagionale. Quando (e se) si concretizzerà, resta, però una colossale incognita.

Foto: La Presse