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MotoGP, storicamente l’alternanza al vertice è breve. Avremo un nuovo dominatore, una rivalità o un inedito “Ritorno del Re”?

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Nei giorni scorsi è stato spiegato come la MotoGP stia vivendo un momento particolare relativo all’alternanza al vertice. Quattro aziende diverse (Honda, Suzuki, Yamaha, Ducati) hanno infatti vinto gli ultimi quattro Mondiali. Una situazione mai propostasi in passato, sovrappostasi a un’altra dinamica con pochi precedenti, quella di avere quattro Campioni del Mondo differenti nell’arco di un quadriennio. Analizzando ancora più attentamente l’accaduto, ci si rende conto di come lo scenario attuale sia viepiù singolare.

Come sappiamo, nel 2019 Marc Marquez si è fregiato del suo sesto titolo, dopodiché il casco iridato è stato appannaggio di Joan Mir (2020), Fabio Quartararo (2021) e Francesco Bagnaia (2022). Ebbene, nessuno dei componenti di chi si è guadagnato il #1 dopo la fine dell’egemonia del fuoriclasse di Cervera aveva vinto un Mondiale in precedenza. Dunque, ci troviamo di fronte anche alla situazione di avere tre nuovi Campioni nel giro di tre anni. La domanda sorge spontanea, quante volte era capitato in passato?

Tale andamento si era già proposto in sole tre occasioni. La prima risale agli albori del Motomondiale, ovvero al triennio 1949-1951, quando si susseguirono Leslie Graham, Umberto Masetti e Geoff Duke. Dopodiché dobbiamo spostarci al 1981-1984, periodo in cui ben quattro uomini arpionarono consecutivamente il proprio maiden title (Marco Lucchinelli, Franco Uncini, Freddie Spencer ed Eddie Lawson). Infine, il panorama si ritrova fra il 1999 e il 2001 con Alex Crivillè, Kenny Roberts Jr. e Valentino Rossi.

MotoGP, 4 scuderie diverse hanno vinto gli ultimi 4 Mondiali. Ora spera l’Aprilia…

Quanto accaduto due decenni orsono è estremamente simile a quanto si sta verificando ai giorni nostri. All’epoca c’era un dominatore, Mick Doohan, che ebbe la propria carriera spezzata da un grave infortunio. L’australiano addirittura non tornò più a correre, a differenza di Marquez, il quale però non si è ancora riproposto ai livelli antecedenti al crash del 19 luglio 2020. Diversi i due casi precedenti. Il 1949-1951 rappresenta una dinamica pressoché fisiologica nel momento in cui si avvia un nuovo Campionato, mentre a inizio anni ’80 c’era grande fermento causato dalle battaglie aziendali giapponesi (Honda era tornata in pompa magna dopo tre lustri d’assenza, alzando l’asticella tecnica per costringere Yamaha e Suzuki a reagire).

La storia della classe regina ci insegna, però, che queste fasi di alternanza non durano a lungo. Duke si rivelò ben presto il primo “tiranno” della 500cc, Spencer e Lawson diedero vita a un dualismo entrato nella storia del Motomondiale, Rossi fece partire una quinquennale egemonia assoluta. Cosa c’è dietro l’angolo per la MotoGP?

Un nuovo satrapo, pronto a dettare legge in lungo e in largo? Oppure un’inedita rivalità ancora da costruire? Magari la sequenza di nuovi campioni si allungherà, pareggiando quella del 1981-1984. Infine potrebbe presentarsi una dinamica inedita, quella del “Ritorno del Re”, ovvero di chi, dopo aver spadroneggiato per anni ed essere decaduto, riconquista il proprio scettro. Lo scopriremo fra qualche mese, quando i valori 2023 inizieranno a delinearsi.

Foto: MotoGPpress.com