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Biathlon, Lisa Vittozzi troverà la chiave per rientrare nel club delle protagoniste dopo esservisi chiusa fuori da sola?

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Il sottoscritto ha un ricordo molto nitido risalente alla primavera del 2019. Durante la quotidiana uscita con i miei cani Jenny e Hogan, ebbi una telefonata con Massimiliano Ambesi durante la quale parlammo del più e del meno. Rendendosi conto di quanto fossi distratto dalla conversazione, i due quadrupedi ne approfittarono per prendersi qualche libertà di troppo. Furbescamente e di comune accordo, allungarono la passeggiata, imboccando sentieri solitamente non battuti. Finì che l’entusiasta tandem di quattro zampe trascinò il molto meno entusiasta padrone per luoghi ameni.

Così, mentre annaspavo nell’erba alta più di un metro che un ozioso fattore non aveva ancora tagliato per produrre il maggese, mi ritrovai a disquisire dell’argomento Lisa Vittozzi. Impossibile non rammentare in maniera chiarissima cosa venne detto al riguardo. D’altronde erano momenti in cui mi stavo districando tra i rovi per guadare un fosso che Jenny e Hogan avevano leggiadramente superato facendo leva sulla propria trazione 4×4 biologica. Tra le ghignate di Max per la situazione in cui mi trovavo e i miei improperi dovuti all’ennesimo graffio ai polpacci, si affrontò il tema della biathleta veneta di scuola friulana.

Si veniva da un inverno in cui la sappadina si era battuta per la conquista della Coppa del Mondo, indossando il pettorale giallo sino a poche gare dalla meta. Alfine aveva dovuto inchinarsi a Wierer, ma l’appuntamento con la Sfera di cristallo sembrava solo rimandato. Magari appena di un anno. D’altro canto, la progressione di Lisa appariva inarrestabile, poiché era migliorata di inverno in inverno sino a far breccia nell’elite assoluta. Puntualizzai come, in proporzione, Lisa avesse raggiunto il livello di Dorothea con due anni d’anticipo rispetto alla compagna di squadra. Se l’altoatesina aveva ottenuto ciò che ha ottenuto fra il 2016 e il 2019, chissà cosa avrebbe potuto fare la più giovane connazionale tra il 2019 e il 2022.

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Eccoci a quel 2022. Francamente, è incredibile pensare come il palmares di Vittozzi non sia cambiato di una virgola rispetto a quel giorno. Certo, è arrivato qualche podio qua e là, ma i risultati pesanti latitano ormai dal 12 marzo 2019, il martedì in cui si fregiò della medaglia d’argento iridata nella 15 km di Östersund. La ragione la conosciamo tutti. La sua precisione nel tiro a terra è crollata grossomodo del 30%. Una vera e propria implosione senza precedenti nella storia del biathlon e priva di ragioni di natura tecnica. È come se Lisa si fosse chiusa fuori dal club delle big tutta da sola e non riesca a trovare la chiave per rientrare. Come questo sia avvenuto e soprattutto dove sia finita la suddetta chiave nessuno lo sa. Di certo c’è che la veneta di scuola friulana sta frugando da anni nella borsa senza riuscire a recuperarla.

L’arrivo dell’allenatore finlandese Jonne Kähkönen potrebbe aiutare la sappadina a riguadagnare accesso al circolo delle “grandi”? Vedremo. Di certo il cambiamento di marca di sci dovrebbe giovarle. Vittozzi ha abbandonato Rossignol, attrezzo che forse non è mai stato adatto alla sua sciata, per legarsi a Salomon. La novità dovrebbe apportare benefici in termini di rendimento nel fondo, ma questa dinamica sarà secondaria se proseguirà la sequela di “4” e “5” nei primi poligoni. È lì che la chiave è stata smarrita ed è lì che va ritrovata.

Pazienti lettori, accordatemi la vostra clemenza per l’articolo eterodosso. Non rimproveratemi se vano e sciocco vi è sembrato il filo conduttore. D’altro canto, cosa si può scrivere senza scadere nella ripetizione al terzo anno in cui ci si trova a enunciare sempre gli stessi concetti? Se questo pezzo vi ha offeso, farò ammenda. Voi fate conto vi abbia colto una visione, destinata a dissolversi come nebbia se il Sole appare. Nella speranza che anche le difficoltà di Lisa possano subire la stessa sorte sin dall’alba del nuovo inverno.

Foto: La Presse