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Canottaggio

Canottaggio, per l’Italia un Europeo tra conferme, nodi da sciogliere e il rebus dell’otto

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Gli Europei di canottaggio si sono conclusi con una grande certezza, alcune conferme ed anche diverse zone d’ombra su cui fare definitivamente luce in vista dei Mondiali di Racice e, soprattutto, delle Olimpiadi di Parigi 2024.

Partiamo dalla certezza: il 4 di coppia resta la barca di riferimento dell’intero movimento remiero tricolore. In realtà lo era stato anche nel precedente quadriennio, ma a causa di una serie di circostanze sfortunate non era maturata alcuna medaglia a Tokyo 2020. Sarà anche un equipaggio formatosi per caso a seguito delle vicissitudini legate al Covid, tuttavia Andrea Panizza, Giacomo Gentili, Luca Chiumento e l’enfant prodige Nicolò Carucci formano una squadra senza punti deboli e difficilmente avvicinabile dalla concorrenza. Peraltro l’affiatamento non potrà che migliorare: se la salute li assiste, a Monaco potrebbe essere stata gettata la prima base per costruire qualcosa di importante. L’auspicio è che l’Italia possa tornare competitiva anche nel doppio senior. E’ vero che il veterano Simone Venier e Davide Mumolo hanno arpionato l’atto conclusivo, tuttavia non sembra la coppia ideale per poter coltivare ambizioni importanti. Le alternative e i giovani non mancano, pensiamo ad esempio a Gennaro Di Mauro e Matteo Sartori, senza dimenticare un Luca Rambaldi che a 27 anni va assolutamente recuperato.

Per quanto riguarda i pesi leggeri, occorrerà rispondere al seguente quesito: in vista delle Olimpiadi ci si accontenta di vincere una medaglia, magari di bronzo come a Tokyo, oppure si vuole provare a battere gli irlandesi ed agguantare l’oro? A nostro avviso la coppia composta da Stefano Oppo e Pietro Ruta resta competitiva, ma ha dei limiti: insomma, può essere da podio a Parigi, ma sembra mancare quel quid necessario per vincere. L’innesto di uno tra Gabriel Soaeres e Niels Torre, come d’altronde si era visto in Coppa del Mondo a Lucerna, potrebbe sparigliare le carte e rendere questa barca ancora più competitiva.

Capitolo punta. E’ vero che nell’anno post-olimpico è giusto sperimentare. Anche qui però una domanda sorge spontanea: ha senso per l’Italia rinunciare alle barche più corte (2 e 4 senza) per puntare tutto sull’otto? Il bronzo è arrivato, ma anche in prospettiva Parigi è difficile pensare di impensierire i maestri britannici. Inoltre il movimento tricolore ha un bacino di praticanti molto più ridotto: per la barca ammiraglia non solo servono otto grandi canottieri, ma almeno altri quattro potenzialmente sullo stesso livello a fungere da riserve, perché infortuni ed imprevisti sono sempre dietro l’angolo. Puntare tutto sull’otto è un rischio, molto più sicuro invece ripiegare su 2 e 4 senza, dove non mancherebbero le opportunità di schierare equipaggi competitivi.

Si conferma in crescita il settore femminile, dal quale sono giunte due medaglie in specialità olimpiche. Valentina Rodini e Federica Cesarini restano il pilastro del movimento: il bronzo nel doppio pesi leggeri va considerato come un traguardo di passaggio in vista dei Mondiali, dove le campionesse olimpiche proveranno ad avvicinarsi alle britanniche. E’ piaciuto il bronzo nel doppio senior di Kiri Tontodonati e Stefania Gobbi, un duo che può avere prospettive interessanti. Da rivedere il quattro di coppia che tanto bene aveva fatto in Coppa del Mondo, ma che si è espresso ben al di sotto dei propri standard nella rassegna continentale.

Foto: Lapresse