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Tennis, perché la sconfitta di Jannik Sinner contro Novak Djokovic è diversa dal ko di Musetti: le differenze sostanziali

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Simili nella forma, ma diversi nella sostanza. Se si valuta l’andamento del confronto tra Jannik Sinner e Novak Djokovic nel match valido per i quarti di finale di Wimbledon, viene spontaneo il riferimento a quanto accaduto l’anno scorso tra lo stesso Nole e Lorenzo Musetti al Roland Garros dove il carrarino si trovò anch’egli avanti di due set e poi fu costretto a subire la rimonta dell’asso serbo. Un destino, c’è da dire, da condividere anche con il greco Stefanos Tsitsipas nella Finale di Parigi del 2021, segno che questa capacità sia un tratto distintivo del campione nativo di Belgrado.

Tuttavia, vi sono delle differenze importanti. In primo luogo, la forza del giocatore balcanico a Londra non è la stessa sulla terra rossa parigina, basti vedere quante volte Djokovic sia riuscito a imporsi nella capitale francese (2) e quante nei Championships (6). Sfogliando l’album dei ricordi, l’ultima uscita di scena anzitempo dell’ex n.1 del mondo a Church Road risale al 2017 e parliamo di un ritiro nei quarti di finale contro Tomas Berdych, nel periodo in cui Nole aveva non pochi problemi al gomito.

Altro aspetto da sottolineare è la superficie. Musetti si era ritrovato a competere sulla terra rossa che sente come casa sua, mentre prima di questo Wimbledon Sinner non aveva praticamente mai vinto un incontro sull’erba, venendo ad esempio sconfitto a Eastbourne da Tommy Paul. Non è un caso che lo stesso Jannik abbia parlato di uno Wimbledon per imparare a giocare sul grass, piuttosto che avere obiettivi ambiziosi.

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L’adattamento decisamente rapido è quindi da valutare in questa chiave come un segnale estremamente positivo, specie se poi nella sfida contro Djokovic quest’ultimo è stato costretto a tirare fuori il suo meglio possibile nel suo “giardino di casa”. Pertanto, si può affermare che il peso della prestazione di Jannik sia diverso di quello di Lorenzo proprio per le condizioni iniziali.

Foto: LaPresse