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Formula 1

F1, la Ferrari ha una macchina da Mondiale. Ora anche squadra e dirigenza devono rivelarsi tali

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Quali sono gli elementi indispensabili a vincere un Mondiale di Formula Uno? In primis la competitività della vettura, in seconda istanza un pilota in grado di sfruttarne appieno il potenziale, in terzo luogo un management capace di gestire al meglio la situazione e di rispondere prontamente alle sfide proposte dagli avversari. Cosa salta fuori applicando questo paradigma alla Ferrari del 2022? La risposta è che la monoposto è eccellente, c’è l’uomo capace di portarla al titolo, ma sorgono dubbi guardando alla dirigenza della squadra.

Già, perché le prestazioni della F1-75 sono sotto gli occhi di tutti, così come l’abilità di Charles Leclerc nel portarla al limite. Il monegasco si è fregiato di 5 pole position su 7, vincendo però “solo” a Sakhir e Melbourne. A Miami l’anomalia è stata partire dalla pole, nel senso che il monegasco si è superato in qualifica, ma era palese come sul long run avrebbe avuto ben poche possibilità di battere Max Verstappen. A Barcellona, invece, avrebbe quasi sicuramente primeggiato se non fosse stato fermato da un problema tecnico alla power unit. Però, nel Gran Premio di casa, sono stati i clamorosi errori strategici del muretto ad affossarlo in una gara che stava dominando.

Proprio questo è l’aspetto su cui il Cavallino Rampante deve concentrarsi maggiormente in vista del proseguo della stagione, ovvero la gestione delle risorse a disposizione. Serve un management che si riveli davvero tale, ovvero in grado di indirizzare in maniera precisa gli sforzi del team. Come? Con forza e decisione. In Red Bull hanno già lottato per un Mondiale e sanno come lo si vince. Non certo tentennando, come accaduto in casa Ferrari a Monaco, quando “si è sottovalutata la velocità delle intermedie” (cit.). Parole e musica di Mattia Binotto ai microfoni di Sky Sport F1.

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Viene però da chiedersi se sia davvero così, perché la superiorità prestazionale di queste gomme rispetto alle full wet era già stata evidenziata dalle performance di Pierre Gasly. Non è che l’ingegnere italo-svizzero ha usato questa spiegazione per coprire le incertezze degli strateghi ferraristi, indecisi sul da farsi nel momento in cui Sergio Perez, a sua volta passato alle intermedie, ha cominciato a inanellare giri veloci? Francamente, un errore di valutazione in merito all’efficacia delle gomme appare troppo grossolano per essere vero.

Insomma, quanto accaduto tra il Montmelò e il Principato può e deve essere da lezione. Servono fermezza e spirito d’iniziativa. La Red Bull ha dimostrato di averli, mischiandoli anche a una dose di cinismo sportivo, indispensabile in un testa a testa iridato. Nel momento in cui si esita per il timore di sbagliare, si sta già sbagliando, perché si perde tempo prezioso, soprattutto in un ambito dove pochi secondi possono fare la differenza tra la vittoria e la sconfitta.

Inoltre, sarebbe il caso di chiarire l’equivoco sulla posizione di Carlos Sainz. Nonostante stia venendo sovrastato da Leclerc, può godere ancora di un trattamento di parità? Se, nonostante tutto, si crede davvero nella possibilità dello spagnolo di rimontare e vincere il Mondiale 2022 allora ha senso metterlo sullo stesso piano del monegasco. Altrimenti, sarebbe più proficuo stabilire delle gerarchie interne, con un numero uno e un numero due dichiarati, proprio come da politica Red Bull.

Sta a chi dirige la squadra prendere in mano il timone per seguire una rotta precisa. In tal senso, non è detto che un ottimo ingegnere sia anche un ottimo manager. Può diventarlo, nessuno lo mette in dubbio, ma deve dimostrarlo sul campo, così come in passato aveva testimoniato di essere in grado di dare una svolta tecnica al team. La F1-75 è da Mondiale, Charles Leclerc anche. Manca solo un elemento per completare la triade necessaria al successo finale.

Foto: LiveMedia/Dppi/DPPI