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Saranno Campioni: Marco Radaelli, il nuovo Messia della bmx che sogna Parigi 2024

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22 agosto 2021, una data che per molti può sembrare come qualsiasi altra, ma non certamente per l’Italia del BMX. Quel giorno è entrato nella storia azzurra di questa spettacolare disciplina del ciclismo con il titolo mondiale giovanile di Marco Radaelli. Primo titolo iridato della storia in qualsiasi categoria maschile o femminile. Già negli anni precedenti si era intravisto come il gruppo di juniores fosse competitivo e in grado di sbocciare prima o poi. Solo la pandemia, nel 2020, con lo stop dell’attività, aveva impedito di raccogliere già qualche risultato importante a livello internazionale.

Tutto il merito di questi risultati non può che essere attribuito al nuovo Centro Federale BMX di Verona, voluto fortemente dalla Federazione Ciclismo Italiana alcuni anni fa. Proprio dopo la sua inaugurazione, sono cominciati a venire fuori giovani talenti, a dimostrazione che le infrastrutture servono eccome, per forgiare gli atleti che poi quando saranno Elite non dovranno emigrare in altre località sparse per l’Europa.

Nato a Lecco il 10/01/2003, il 19enne talento azzurro (già da quest’anno nella nazionale Under23) vive a Garlate, in provincia di Lecc,o e frequenta la scuola superiore. Ha iniziato a gareggiare in BMX all’età di 5 anni grazie a suo nonno che gli ha trasmesso la sua grande passione per questa disciplina. Da quel momento è stato vero amore.

La vittoria dell’iride sulla velocissima e tecnica pista di Papendal (Olanda) è stato per Radaelli il coronamento di un cammino iniziato nel 2013 con le prime gare internazionali, che ha portato il talento lecchese a disputare sei finali mondiali e altrettante europee nelle varie categorie giovanili. Infatti il suo palmares include quattro titoli continentali (Giovanissimi, secondo anno Esordienti e Allievi primo e secondo anno), prima di questo oro mondiale nella categoria giovanile più prestigiosa.

Le doti principali per eccellere nel BMX sono la forza fisica, strategia e rapidità di decisione. Specialmente su quest’ultima ci si deve lavorare tanto, visto che si ha una frazione di secondo per decidere cosa fare, essendone convinti e portandolo avanti fino in fondo. Altrimenti, se c’è anche un 1% di dubbio, allora lo sbaglio è dietro l’angolo. Ma per Radaelli questo non è un problema, essendo un istintivo nato.

Ora non resta che sperare per Parigi 2024, dove Marco avrà appena 21 anni. Ma tutta l’Italia spera che sia già pronto per puntare a qualcosa di straordinario. Per continuare a scrivere la storia.

Maurizio Contino

Foto: Federciclismo