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Combinata nordica, Pechino 2022. L’Italia si presenta in disarmo, priva di reali velleità

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L’Italia della combinata nordica si presenterà a Pechino 2022 in disarmo. Per trovare un’edizione olimpica alla quale il movimento azzurro si approcciava privo di qualsiasi velleità, si deve tornare a Torino 2006. All’epoca, si arrivava alla manifestazione a Cinque cerchi con un unico atleta capace di marcare punti in Coppa del Mondo. Giuseppe Michielli era infatti in grado di attestarsi con costanza tra la ventesima e la trentesima posizione. Più o meno il corrente rendimento di Raffaele Buzzi, attuale numero uno del movimento.

Tuttavia, sedici anni fa, l’Italia della combinata nordica era come l’universo. In espansione. Alle spalle di Michielli, neppure ventunenne, c’erano dei ragazzini estremamente promettenti, a cominciare dal diciassettenne Davide Bresadola, il quale negli anni a venire avrebbe cambiato disciplina, diventando un punto fermo del salto con gli sci azzurro, ambito in cui è stato financo in grado di raccogliere piazzamenti nella top-ten in Coppa del Mondo. Soprattutto, in quel di Torino, fece il suo esordio sui palcoscenici più prestigiosi quell’Alessandro Pittin, appena sedicenne, che quattro anni dopo, a Vancouver, avrebbe conquistato una medaglia di bronzo; e che otto anni dopo, a Sochi, ne avrebbe sfiorata un’altra, cedendo solo in volata al norvegese Magnus Krog.

Persino nel tanto vituperato 2017-18 ci si presentava a Pyeongchang con una fiammella di speranza. Quell’inverno, Pittin un podio (per quanto estemporaneo) l’aveva conquistato, associandolo a un altro piazzamento tra i primi cinque. Oggi, invece, di possibilità di chiudere nella top-three proprio non ce ne sono. Non si tratta di sfiducia o disfattismo, ma della pura realtà dei fatti. L’Italia della combinata nordica è tornata indietro di sedici anni, senza però dare l’impressione di essere in espansione, bensì di attraversare una fase di stagnazione che, ci si augura, non coinvolga anche gli attuali teenager di belle prospettive.

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Venendo all’immediato, nelle gare individuali l’ambizione può essere quella di strappare un piazzamento nei primi 20. L’uomo più accreditato per riuscirci è il già citato Raffaele Buzzi, che sta vivendo la miglior stagione della carriera. In Coppa del Mondo il ventiseienne friulano è una presenza fissa tra la venticinquesima e la trentesima piazza, ma ai Giochi olimpici le nazioni di vertice potranno schierare solamente quattro atleti a testa. Dunque, sommando norvegesi, tedeschi e austriaci si arriverà a 12 uomini, numero decisamente inferiore alla ventina a cui siamo abituati nel massimo circuito. È evidente come, in un contesto dal sottobosco più rado, a centro classifica sia possibile ottenere risultati al di sopra della media. Collocarsi nelle migliori venti posizioni sarebbe un bel premio per Buzzi e l’opportunità migliore sarà verosimilmente nella competizione con salto su trampolino piccolo, dove i distacchi si annunciano più contenuti.

Samuel Costa è un’incognita assoluta. Essendo potenzialmente allergico al vaccino, ha dovuto attendere i tempi burocratici affinché la sua esenzione venisse accettata. Al contempo, ha anche contratto il Covid-19. Meglio così, si è immunizzato pur senza essere vaccinato. Cionondimeno ha dovuto osservare una lunga pausa agonistica. Vedremo se lo stop forzato di oltre un mese avrà inciso sulle sue performance. La miglior versione attuale del gardenese, lontana comunque parsec da quella di qualche anno orsono, consentirebbe di coltivare le medesime ambizioni di Buzzi, ovverosia fare ingresso nella top-20. Osare di più appare utopistico.

Dal canto suo Alessandro Pittin prenderà parte alla sua quinta edizione dei Giochi olimpici, la prima in cui però la sua presenza non genera alcun entusiasmo. A Torino 2006 aveva le stimmate del predestinato. A Vancouver 2010 e a Sochi 2014 rientrava nel novero dei candidati alle medaglie. A Pyeongchang 2018 ricopriva il ruolo di mina vagante. Oggi, invece, il trentunenne friulano è l’ombra di sé stesso. In Cina partirà per entrare al massimo, ma proprio al massimo, nei primi 20. Qualsiasi risultato più nobile rappresenterebbe una sorpresa gradita. Infine Iacopo Bortolas avrà l’opportunità di rompere il ghiaccio con il contesto olimpico. Aspettative non ce ne sono, nel suo caso sarà importante godersi l’esperienza e metterla da parte in ottica futura.

Si è deciso di non dare fiducia ad Aaron Kostner, che può essere considerato il grande assente del team. Il ventiduenne gardenese ha saputo classificarsi tra i primi 15 sia ai Mondiali di Seefeld 2019 (gara con salto su trampolino grande) che ai Mondiali di Oberstdorf 2021 (competizione dal trampolino piccolo). Però, il rendimento del 2021-22 non è evidentemente stato ritenuto sufficiente per giustificare una convocazione.

Sinora si è analizzata la situazione a livello individuale, ma c’è anche una prova a squadre. Inutile farsi illusioni, speranze di medaglia non ce ne sono. Norvegia, Germania, Austria e Giappone sono irraggiungibili per gli azzurri. Anche la Finlandia è superiore. Già arrivare sesti e battere la Francia sarebbe un esito da festeggiare come una vittoria. In realtà, è più probabile che l’Italia si giochi settima, ottava e nona piazza con Stati Uniti e Repubblica Ceca. L’obiettivo, dunque, è arrivare settimi. Il sogno è quello di classificarsi sesti. Già, persino i sogni dell’attuale combinata nordica italiana sono insipidi. Auguriamoci che un recuperato Kostner e i nati nel XXI secolo, se supportati adeguatamente da tecnici all’altezza, possano regalare un po’ di sale e pepe alle ambizioni azzurre a Milano-Cortina 2026.

Foto: La Presse