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Short Track

Arianna Fontana attacca: “Non era sicuro allenarmi in Italia, i maschi mi facevano cadere: la Federazione non mi aiutava”

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Arianna Fontana continua a macinare record su record ed è già oggi una delle donne copertina dei Giochi Olimpici Invernali di Pechino 2022, almeno per quanto riguarda gli sport sul ghiaccio. Dopo il fantastico argento nella staffetta mista, la trentunenne valtellinese si è inventata un nuovo capolavoro ieri trionfando nei 500 metri e bissando il titolo di Pyeongchang 2018.

La fuoriclasse azzurra, dopo aver tagliato il traguardo in finale davanti all’olandese Suzanne Schulting e alla canadese Kim Boutin, ha spiegato in conferenza stampa le difficoltà affrontate durante il quadriennio olimpico svelando anche i motivi che l’hanno portata ad allenarsi con il team ungherese nel 2020.

Io ed il mio coach ne abbiamo passate tante, molte situazioni difficili. C’erano persone che non ci volevano qui e questo non ha aiutato affatto. Hanno provato a non farci venire qui, trovando un modo per farci male. Noi però siamo stati capaci di andare avanti comunque“, dichiara Fontana.

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La prima stagione dopo Pyeongchang ci sono stati atleti maschi che mi bersagliavano sul ghiaccio, facendomi cadere e provando ad attaccarmi ogni volta che ne avevano l’occasione. Non era sicuro per me in quel momento allenarmi con il team in Italia. Questo è uno dei motivi per cui me ne sono andata in Ungheria“, racconta l’atleta più medagliata di sempre alle Olimpiadi nello short track.

La Federazione non ha supportato molto le mie scelte, specialmente quella di avere mio marito Anthony Lobello come coach. Lui mi ha aiutato a vincere l’oro in Corea ed in quella fase erano molto felici. Non so perché abbiano cambiato idea. A conti fatti comunque la mia è stata la decisione migliore, perché ho vinto un altro oro oggi nei 500“, conclude Arianna.

Foto: Lapresse