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All Star Game NBA 2022, Gianmarco Tamberi: “Per me questa convocazione ha un valore immenso, forse più di un argento olimpico”

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Una convocazione particolare e super gradita. L’oro olimpico Gianmarco Tamberi è stato selezionato per l’All Star Celebrity Game, una partita che farà da contorno all’All Star Game dell’NBA previsto per il weekend dal 18 al 20 febbraio 2022 a Cleveland, in Ohio.

“L’ho saputo dieci giorni fa, ma non ho potuto dirlo fino a mercoledì, quando è uscito il comunicato dell’NBA – ha commentato il nativo di Civitanova ad Andrea Buongiovanni su “La Gazzetta dello Sport” – Agli amici, però, avevo fatto capire che c’era qualcosa di grande nell’aria. Anche ai miei followers: alcuni hanno intuito centrasse il basket, nessuno ha indovinato con precisione. Per me questa convocazione ha un valore immenso, forse più di un argento olimpico. Non so a quanti europei sia mai arrivata. E tra le stelle del mondo dell’atletica, credo unicamente a Usain Bolt. Solo l’idea che la mia squadra sarà allenata da una leggenda come Dominique Wilkins mi riempie di brividi ed emozioni”.

Tamberi ha poi parlato anche ad Andrea Barocci sul “Corriere dello Sport, mostrando grandissima soddisfazione per questa magnifica convocazione:  “A me sembrava talmente impossibile che mi avessero invitato a partecipare all’All Star delle celebrità a Cleveland, che mi ero convinto fosse uno scherzo. Ho chiamato mio padre e il mio agente dicendo: ‘Se mi state facendo uno scherzo così, voi o le Iene, non mi fa ridere’. Quando mi è arrivato il messaggio dall’NBA ho lasciato il cellulare, mi sono alzato in piedi e ho iniziato a dare di matto. Un bambino. Ancora oggi non ci credo”.

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Un rapporto di amore profondo quello tra Gimbo e il basket: “Da quando ero piccolo il mio sogno è sempre stato quello di giocare su un campo dell’NBA. Il basket è stato il mio primissimo sport, avevo quattro anni, e fino a 17 è stato l’unico. Ho smesso solo perché, iniziando a fare qualche gara di salto in alto, ho capito che quella era decisamente la mia strada. C’ho messo due-tre anni prima di accettare questa cosa: ero talmente innamorato della pallacanestro che non avrei mai voluto smettere. Quando l’ho fatto per me è stata una coltellata al cuore”.

Alla domanda: “Come approccerai a questa gara?“, il 29enne azzurro risponde così: “Nella mia testa ci sono contrad­dizioni molto forti. Da una par­te esce lo spirito agonistico e mi dico: ‘Cavolo, devo fare la parti­ta della vita!’. Però subito dopo penso che dovrei andare lì e go­dermela e basta, anche se doves­si fare sette ‘air ball’ dovrei met­termi a ridere. E’ comunque l’op­portunità di vivere un sogno, il mio e quello di miliardi di appassionati”.

Infine, il campione olimpico del salto in alto spiega quanto conti per lui la pallacanestro: “Il basket è stata la mia salvez­za. Perché l’atletica è uno sport che ti mette una marea di pres­sioni fisiche e mentali. Ci sono tanti momenti difficili. Per que­sto avere una valvola di sfogo come la pallacanestro per me è stato fondamentale. Mi ha sal­vato davvero: quando tocchi il fondo e sei saturo, hai bisogno di una qualcosa che ti permetta di sfogarti. Se sono riuscito ad arrivare all’oro dopo un terribi­le infortunio, non dico totalmen­te, ma in parte, lo devo alla pallacanestro: in periodi in cui non ce la facevo più, mi ha consenti­to di ricaricare le pile, svuotare la testa e ripartire”.

Foto: LaPresse