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America’s Cup, New Zealand accecata: “Dunphy complotta contro di noi”. Spunta la Spy Story, Alinghi sullo sfondo

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Il clima è decisamente infuocato in casa Team New Zealand. Esattamente sette giorni fa i Kiwi avrebbero dovuto comunicare data e sede della prossima America’s Cup, ma hanno deciso di prendere ulteriore tempo per valutare al meglio la situazione.

Il motivo del rinvio è presto detto: una mail dell’ultimo minuto inviata dal miliardario Mark Dunphy in cui si parlava di un finanziamento per difendere la Vecchia Brocca ad Auckland, senza dovere andare all’estero (le tre opzioni sul tavolo sono Jeddah, Cork, Barcellona/Valencia). Nell’ultima settimana, però, la situazione si è surriscaldata e Team New Zealand ha addirittura accusato Mark Dunphy di tramare alle loro spalle, facendo emergere una potenziale spy story. Come sempre la competizione sportiva più antica al mondo ha tutti i connotati di un romanzo infarcito di tutti i possibili generi letterari.

Riavvolgiamo il nastro, perché la situazione è spinosa e anche di non semplice lettura. Secondo i Kiwi, Dunphy starebbe escogitando una strategia per fare disconoscere Ineos Uk come Challenger of Record (i britannici sono stati i primi a sfidare Team New Zealand, dunque insieme stanno realizzando il protocollo di regolamento), ipotizzando addirittura una causa alla corte Suprema di New York con la speranza che il New York Yacht Club possa diventare Challenger of Record. Gli statunitensi avrebbero idee ben diverse rispetto a quelle di Ineos Uk per lo sviluppo della manifestazione e questo non starebbe bene al sodalizio guidato da Grant Dalton.

Team New Zealand ha anche fatto intendere che, sempre secondo il suo parere, dietro a queste manovre ci sarebbero i miliardari Ernesto Bertarelli (patron di Alinghi, che vinse la Coppa America nel 2003 e nel 2007) e Larry Ellison. Sono nomi che fanno paura alle latitudini di Auckland, anche perché Bertarelli portò via i migliori uomini ai neozelandesi e con l’imbarcazione svizzera strappò il trofeo diciotto anni fa. Tutto questo in una mail inviata dai neozelandesi a Mark Dunphy, il cui contenuto è incentrato attorno a quattro domande che non hanno avuto risposta:

Ha avuto una telefonata con un membro del NYYC (New York Yacht Club, n.d.r.) che è direttamente coinvolto nell’America’s Cup dove ha chiesto il loro supporto per presentare un’azione presso la Corte Suprema di New York per contestare la validità del Royal Yacht Squadron (lo Yacht Club alle spalle di Ineos Uk, n.d.r.) come Challenger of Record?

-Avete informato il membro del NYYC che avete il sostegno finanziario di Ernesto Bertarelli e che avete anche comunicato con Larry Ellison?

-Ha avuto qualche incontro con persone che rappresentano o potrebbero essere considerate come rappresentanti di un team rivale che intende partecipare all’AC37?

– Hamish Ross vi rappresentava quando ha fatto pressione sul NYYC via e-mail per avviare un’azione presso la Corte Suprema di New York?

Mark Dunphy ha respinto le accuse (ma senza rispondere punto a punto ai vari quesiti), ha smentito i contatti con Bertarelli e altri miliardari, ha dichiarato che la sua azione è in rappresentanza di un gruppo di patrioti neozelandesi che vogliono soltanto fare restare la America’s Cup a casa. Allo stesso tempo, però, Team New Zealand sostiene di avere copie di mail e di registrazioni di chiamate su Zoom con il New York Yacht Club (o rappresentanti del sodalizio) e forse altri sfidanti (non si fa il nome di Luna Rossa, quantomeno in maniera aperta).

Dalton e compagni hanno deciso di rompere totalmente i ponti con Dunphy e a questo punto si attende una decisione sul fantomatico luogo in cui andrà in scena l’evento. Al momento non ci sono tempistiche a riguardo e gli sfidanti sono spazientiti da questa attesa, come è parso evidente dalle dichiarazioni rilasciate da Max Sirena, skipper di Luna Rossa. Cork, Jeddah, Spagna oppure Auckland con altri supporti differenti da quelli di Dunphy (dopo aver ritenuto insufficiente il sostegno del Governo?). Lo sapremo in un futuro non meglio definito.

Foto: Lapresse

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